I fondi ministeriali per coprire il disavanzo regionale rimangono al palo, ossia nelle casse del ministero dellEconomia. Per impegnarli, quei 2miliardi e 300milioni di euro, il governo ha bisogno di una programmazione pluriennale che sancisca regole certe a individuare i settori di intervento; ossia, dove andare a razionalizzare e con quale criterio agire, cercando di non ridurre a casaccio lofferta sanitaria al limite dei livelli essenziali di assistenza. E questa programmazione spetterebbe alla Regione Lazio. Già, il condizionale è dobbligo, perché la Pisana ancora non è stata in grado di formulare quelle azioni di intervento che convincano i tecnici di via XX Settembre a sganciare le risorse promesse e già ampiamente stabilite con tanto di provvedimento legislativo a patto che vengano rispettate determinate clausole. Per cui da un lato le casse laziali rimangono vuote e dallaltro pure i conti correnti dei fornitori sanitari rimarranno vuoti perché le loro quietanze verranno assolte solo dopo larrivo di quelle risorse extra. Non prima.
È inevitabile a questo punto la profonda preoccupazione per limpatto che la vicenda andrà a suscitare nel settore dellofferta assistenziale pubblica e convenzionata, sugli ospedali classificati e gli ambulatori delle Asl. Una preoccupazione forte che esprime il vicepresidente della commissione Sanità del Senato, Cesare Cursi (An), in merito allulteriore ritardo che subiranno i pagamenti delle fatture ancora inevase da 18 mesi. «Le aziende - dice il senatore - se non verranno pagate entro brevissimo tempo saranno colpite dallinevitabile fine attività se non addirittura potranno dichiarare, le più piccole, pure il fallimento. È per questo che il presidente Marrazzo si deve impegnare a far sì che le azioni di intervento vengano decretate al più presto. Solo così si potrà chiudere la vertenza tra Regione e fornitori».
Chissà però se questa vertenza si riuscirà a chiudere mettendo da parte le questioni di potere. Visto il clima che si respira tra le file della maggioranza ulivista sembra che si stia svolgendo una guerra di poltrone tra Ds e Dl. I primi a difendere il fare autoritario dellassessore alla Sanità Augusto Battaglia, i secondi a criticarne pesantemente quelloperato. Insomma, la querelle scoppiata due giorni fa dopo le dichiarazioni del presidente della commissione Sanità della Pisana, Franco Dalia non si quietano, tantè che la necessità impellente diventa quella di dare seguito a una verifica di maggioranza. Il motivo? «Deve essere chiaro a tutti - tuona il capogruppo Ds Giuseppe Parroncini - che per salvare il servizio sanitario pubblico, la strada non può che essere quella del rigore, altrimenti si rischia la bancarotta. Abbiamo concordato un percorso insieme al governo nazionale, sapevamo tutti che non si trattava di una strada facile e che tutti avrebbero dovuto fare la propria parte.
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