Al capezzale del suo letto in ospedale, dove è in coma e combatte per sopravvivere, non è andato a trovarlo ancora nessuno. Ma adesso ha un nome e cognome questuomo arrivato al pronto soccorso in fin di vita: è un barista romano di sessantatre anni.
Tre notti fa è stato rapinato e massacrato a calci e pugni probabilmente da un branco di giovani (sembra quattro o cinque) nella zona periferica della Magliana, a Roma. E in queste ore i carabinieri, che indagano sulla vicenda, stanno puntando lattenzione sul mondo delle bande nella zona della Magliana responsabili in passato di rapine, raid e brutali pestaggi.
Aggressioni non a sfondo politico o razziale ma nate per gioco, per noia, per disperazione. Aggressioni portate avanti da giovani bulli che si radunano in cinque, dieci, quindici e poi tutti insieme a colpire i deboli, i soli. Giovani che si calano sul viso i cappucci delle felpe e tirano su le sciarpe per nascondere alla meno peggio il volto mentre riversano la loro rabbia verso limmigrato, lemarginato o lindifeso. Quasi fosse un gioco.
Ennio, questo il nome del barista, sarebbe stato pestato con violenza forse perchè si era opposto al tentativo di rapina messa in atto da un gruppo di balordi. Addosso non aveva documenti ma nelle tasche 50 euro. Forse gli altri soldi sono stati rubati da chi lo ridotto in quello stato.
«Lo hanno massacrato con cattiveria, non era il tipo da reagire, inoltre ha un fisico mingherlino», racconta il proprietario del bar in piazza Santa Maria Maggiore a Roma, dove lavora Ennio. Al bar sono ancora tutti scioccati e il titolare del locale ha ancora negli occhi limmagine martoriata di quella foto di Ennio che combatte tra la vita e la morte in ospedale.
È stato proprio lui a riconoscere ieri il suo collega in una foto mostratagli dai carabinieri. «È ridotto veramente male - ha detto il proprietario del bar - credo che Ennio sia stato vittima di un gruppo di ragazzini cocainomani. Di sicuro gli hanno portato via il borsello che aveva sempre con sè. Lavorava qui da cinque anni e non aveva mai avuto problemi con nessuno». I suoi colleghi lo descrivono come una persona riservata, rispettosa e dedita al lavoro. «Non parla mai della sua vita privata - dicono - non è sposato e non ha figli.
Quando laltro giorno non è arrivato al lavoro pensavamo che avesse avuto un problema di salute, lo abbiamo cercato al cellulare ma il telefono era spento. Poi sono arrivati i carabinieri e hanno mostrato la foto. Sono risaliti a noi perchè Ennio aveva con sè ancora il grembiule del bar, visto che quella notte stava rientrando a casa dal lavoro».
Lepisodio ha scatenato anche la reazione della Confederazione sindacale autonoma di polizia, che stava già sviluppando «un reportage sugli uffici della capitale che si possono definire avamposti di legalità e che hanno organici esigui».
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