Roma - Clemente Mastella conferma l'intenzione di aprire la crisi di governo nel caso si arrivasse al referendum. Per il leader dell'Udeur la consultazione popolare determinerebbe una legge «erodiade», fatta per «ammazzare i partiti» piccoli. E allora, spiega, «siccome sono per la vita e sono contrario agli omicidi, in quel caso toglieremo il disturbo e passeremo dall'altra parte». La battaglia referendaria è un attacco «indecente» ai piccoli partiti, e allora «non credo di aver detto nulla di stravagante o di eretico» parlando di crisi di governo. Se si arrivasse al referendum, spiega il guardasigilli facendo riferimento agli esponenti della maggioranza presenti nei comitati, dovremo «prendere atto che le fregature arrivano dagli amici che pensano ai loro interessi. In quel caso si chiuderebbe una stagione», ammonisce Mastella.
Anche la Lega guarda con ostilità al referendum «Se si arrivasse al referendum, la Lega non entrerebbe nel listone che si pretende di creare. Noi andremmo da soli e a quel punto sarebbe la fine della Cdl». Lo afferma Roberto Maroni, capogruppo Lega Nord a Montecitorio, ribadendo il suo scetticismo sulla possibilità di scongiurare tale prospettiva. «Sono pessimista. Ci sono troppe spinte per andare alle urne temo che si arriverà al referendum e questo - ha aggiunto - sarebbe un danno per tutti non solo per la Lega. Mi pare, però, che ormai sia molto difficile evitarlo». Maroni, infine, non crede agli ultimatum di Clemente Mastella che ha parlato di crisi di governo nel caso in cui si tenga il referendum. «Mastella è uso fare minacce di questo tipo che poi rientrano quando riesce ad ottenere qualcosa sul piano politico».
I piccoli partiti tentano di fare gruppo In mattinata il leghista Roberto Calderoli ha riunito per la quarta volta i piccoli partiti dei due schieramenti per presentare ufficialmente il progetto di legge che si richiama al Tatarellum in vigore per le Regionali. Domani il premier Prodi e il ministro per le Riforme Chiti ultimeranno le consultazioni, incontrando Rosa nel pugno, Italia dei valori, Rifondazione comunista e Ulivo. Intanto sulla possibile intesa per la riforma si addensano le nubi temporalesche del referendum per il quale il 24 aprile comincerà la raccolta delle firme. Ed è subito polemica.
Il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, definisce il referendum "la cosa peggiore. Ridurebbe un Paese molto articolato a due soli schieramenti in cui la maggior parte dei cittadini non si riconoscerebbe".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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