
Meno burocrazia e più coinvolgimento dei manager nelle sedi decisionali. Ma anche apprezzamento per il territorio lombardo e presa di coscienza della fuga dei giovani. Il quadro su necessità e soddisfazione dei dirigenti d'azienda è emerso all'assemblea annuale di Aldai-Federmanager, in occasione dei primi 80 anni dell'organizzazione. Ed è stata la ricerca svolta da AstraRicerche a mettere a fuoco le aspettative. «Un dirigente è l'alter ego della proprietà e con questa collabora in vista di uno sviluppo virtuoso» ha chiarito Giovanni Pagnacco presidente lombardo di Aldai Federmanager (14.000 iscritti dei 55.000 a livello nazionale). Si tratta dunque della federazione dei manager dell'industria. Il 75,6% chiede al governo «misure urgenti sulle politiche industriali» e di semplificare i processi burocratici. «In questo momento, che gli iscritti percepiscono di grande criticità, non possiamo più avere un ruolo subalterno. Dobbiamo sederci ai tavoli dei decisori politici con più frequenza e stabilità di quanto avvenuto finora. Siamo consapevoli delle nostre professionalità, abbiamo le idee, sappiamo condividere i progetti e realizzarli con pragmatismo. Ad esempio, la grave crisi che sta attraversando il settore dell'automotive potrebbe essere mitigata da un piano industriale condiviso fra i decisori europei e i manager delle industrie coinvolte. Siamo convinti assieme ad Assolombarda e Confindustria di poter prevenire le decisioni ideologiche: abbiamo le competenze che ci consentono di identificare i problemi e sentiamo questa responsabilità come urgente».
Più del 75% degli intervistati chiede la semplificazione, soprattutto in materia fiscale, «per noi questo aspetto è molto importante per dare un'accelerazione all'economia. A seguire vi sono poi la difesa del made in Italy e gli investimenti nelle start-up».
L'indagine mostra anche che il 61,3% è preoccupato dei prezzi crescenti delle materie prime e dell'energia, «energia che in Italia costa 4 volte tanto rispetto ad altri Paesi europei» come ha sottolineato Pagnacco. Le altre preoccupazioni riguardano il «forte rallentamento industriale nei Paesi guida in Europa» (52,6%) e la presenza di «barriere normative e fiscali interne alla UE con regole che rallentano gli scambi commerciali» non favorendo le aziende italiane che desiderano approdare all'estero (anzi ostacolandole...).
Fra le priorità individuate per i prossimi anni ci sono l'attrazione dei talenti: i manager sono convinti dell'importanza di saper attrarre i giovani competenti, di formali e mantenerli in azienda (60%), favorendo anche le relazioni fra università e mondo del lavoro (71,7%, più 7,5% rispetto al 2023) e investendo in borse studio aziendali (52%). Il presidente Pagnacco è consapevole che «il welfare privato sia uno strumento di attrattività, il nostro è già unito a quello di Confindustria e include servizi previdenziali, fiscali e di formazione» e che sia di sollievo anche per le casse dello Stato.
Per 8 intervistati su 10 avere una sede in Lombardia è un valore aggiunto, sia per la presenza di poli universitari sia per la facilità di trovare risorse umane e competenze qualificate (7 su 10). Più della metà apprezza i distretti industriali competitivi con filiere forti e innovative (59,6%) o la posizione strategica della regione tra Italia e Europa (55%) con infrastrutture e mobilità adatte a persone e merci (54,7%).
Fra le capacità più richieste ai manager nei prossimi anni ci sono: flessibilità per il 55,8%, (più 4,6% rispetto al 2023), predisposizione al problem solving (50,9%) e visione di lungo periodo (55,1%). «C'è sicuramente una maggior consapevolezza del nostro ruolo ha concluso il presidente una sorta di risveglio collettivo che, come spiegato, può essere messo al servizio del Paese».