La Merkel chiede scusa L’imbarazzo della Francia

La Merkel chiede scusa L’imbarazzo della Francia

RomaDopo la domenica delle risatine, il lunedì delle spiegazioni e dell’imbarazzo. Le prime arrivano dalla Germania, il secondo dalla Francia. Due Paesi sul banco degli accusati per il comportamento dei rispettivi leader al summit europeo di Bruxelles, dove Angela Merkel e Nicolas Sarkozy sono stati colti dalle telecamere nel corso della conferenza stampa intenti a scambiarsi un’occhiata con sghignazzo impudente a una domanda di un giornalista sull’Italia. Da Berlino arriva un chiarimento forse diplomatico, ma che ha il pregio della chiarezza: «Le allusioni italiane sul sorriso scambiato ieri (domenica, ndr) in conferenza stampa tra Merkel e Sarkozy sono basate su un equivoco», fanno sapere a un’agenzia di stampa fonti governative tedesche, che aggiungono: «Il video della conferenza stampa mostra chiaramente che Merkel e Sarkozy, di fronte alla domanda, si sono scambiati un sorriso a causa dell’incertezza su chi dovesse rispondere prima alla domanda stessa». Insomma, si sarebbe trattato di un minuetto, un piccolo incidente dovuto alla troppa attenzione al galateo da parte dei due leader, a cui hanno fatto da cassa di risonanza le sonore - e quelle sì maliziose - risate dei giornalisti in sala. C’è da dire del resto che già domenica la cancelliera tedesca era sembrata sinceramente avvilita dallo sketch. Quindi da Berlino qualcosa che assomiglia a delle scuse. E Parigi? Se la cava «allineandosi» a Berlino e parlando di equivoci. Tutto qui ciò che filtra da fonti vicine all’Eliseo.
Pensieri (molti) e parole (poche), quelle francesi, che non placano i malumori di Silvio Berlusconi, ma anzi li inaspriscono. Ieri il premier ha ribadito che «nessuno nell’Unione può autonominarsi commissario e parlare a nome di governi eletti e di popoli europei, Nessuno è in grado di dare lezioni ai partner». Anche perché, come rivendica il premier, noi italiani «onoriamo il nostro debito pubblico puntualmente, abbiamo un avanzo primario più virtuoso di quello dei nostri partner, faremo il pareggio di bilancio nel 2013 e nessuno ha alcunché da temere dalla terza economia europea, e da questo straordinario paese fondatore che tiene cara la cooperazione sovranazionale almeno quanto la sua orgogliosa indipendenza». Insomma «l’Italia ha già fatto e si appresta a completare quel che è nell’interesse nazionale ed europeo, e che corrisponde al suo senso di giustizia e di equità sociale».
La partita vera è quella con la Francia, e non solo perché le rassicurazioni tedesche sulla fiducia nei confronti dell’Italia sono state più rapide, consistenti e convincenti. Sul tavolo c’è - ormai è chiaro - la questione delle poltrone alla Bce: a Sarkozy non va giù che l’Italia abbia ottenuto la presidenza della banca centrale con Mario Draghi senza rinunciare alla casella nel board della stessa Bce occupata da Lorenzo Bini Smaghi. Che entro la fine dell’anno dovrebbe lasciare, ma al momento non sembra avere fretta. E se prima di domenica il presidente del Consiglio italiano faceva un quotidiano pressing su Bini Smaghi perché questi accettasse le dimissioni «incentivate», ora non sembra intenzionato a proseguire in questa opera conciliante. Da Palazzo Chigi si invoca ora il «pieno rispetto dell’autonomia delle banche centrali». E la stessa Bce, in un parere del 24 maggio scorso, ha ribadito che le «dimissioni devono essere il risultato di un esercizio di libera volontà e non influenzate da pressioni politiche». Insomma, quel sorrisetto di Sarkozy, malizioso o casuale, potrebbe essere un boomerang per l’inquilino dell’Eliseo.

Che sulla questione incassa anche la stilettate di un quotidiano connazionale e non certo di destra come Le Monde, che ieri sottolineava: «Avendo detto tutto e il contrario di tutto da quasi due anni, Merkel e Sarkozy hanno perso credito agli occhi dei mercati». Vi scappa forse da ridere?

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