Metafisica, vorticismo e psicanalisi. Nel mare di Trieste l'arte pesca bene

Nathan, Bolaffio, Sofianopulo e gli altri pittori che hanno letto l'anima della città

Metafisica, vorticismo e psicanalisi. Nel mare di Trieste l'arte pesca bene

C'è molto mare nella poesia di Umberto Saba: «Eran le sei del pomeriggio, un giorno/ chiaro festivo. Dietro al Faro, in quelle/ parti ove s'ode beatamente il suono/ d'una squilla, la voce d'un fanciullo/ che gioca in pace intorno alle carcasse/ di vecchie navi, presso all'ampio mare/ solo seduto; io giunsi, se non erro,/ a un culmine del mio dolore umano».

Resta eco lontana, il mare, in Italo Svevo, concentrato in una dimensione interiore; mentre esonda negli spasmi di una vitalità giovanile e dionisiaca il mare di Scipio Slataper: «Il mare schizza di gioia, e spuma. Chè il mare non ama il lento arranchio asmatico dei vecchi, lo sbattacchio affannoso degli inesperti. Ama il mare d'esser tagliato, battuto, disfatto da gambe muscolose e braccia bronzine. Ama la serena irrequietezza della gioventù, che lo penetra in tutti i sensi (...)».

Nella pittura c'è una tradizione di vedutismo che non tocca Trieste se non marginalmente. L'ultimo grande vedutista è di Palmanova, ed è Giuseppe Bernardino Bison, che muore nel 1844. E poi si apre il Novecento, che è il secolo in cui la pittura di Trieste ha il suo rinascimento, con artisti che sentono il mare, inizialmente, non come elemento fisico, ma metafisico. E questo è evidente - io me ne sono occupato molti anni fa, e spesso su queste pagine - in Arturo Nathan (1891-1944), cui dovrebbe toccare un destino di maggiore universale conoscenza di quanto non abbia sin qui avuto. Nathan è un poeta del mare, ma non è il mare reale che bagna Trieste, è un mare inteso come spazio illimitato davanti a cui l'uomo sente il proprio limite e, insieme, la propria dimensione interiore. Un mare sublime e inquieto, rimeditato in riferimento alla tradizione classica, alla Magna Grecia, che compare, infatti, nei suoi dipinti, in una serie di frammenti archeologici e simbolici. Nathan presuppone un punto di vista che ingloba anche il riguardante: non sono vedute, alla Bison, ma sono «vedute di vedenti vedute». Osserviamo un uomo seduto davanti al mare, che ci volta le spalle. È un processo che Nathan deriva da Friedrich, e comunque ha una fortissima ascendenza romantica. Il mare di Nathan è uno spazio infinito, in consonanza con un'altra personalità - della letteratura, questa volta -, Carlo Michelstaedter: «Onda per onda batte sullo scoglio./ Passan le vele bianche all'orizzonte./ Monta rimonta or dolce or tempestosa/ l'agitata marea senza riposo./ Ma onda e sole e vento e vele e scogli,/ questa è la terra, quello l'orizzonte/ del mar lontano, il mar senza confini». E in Michelstaedter il mare appare, a sua volta, come variazione dell'infinito leopardiano che investe una natura illimitata oltre il colle che «da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude».

Se il mare è un riferimento totalmente mentale in Nathan, diventa invece un riferimento fisico in Vittorio Bolaffio: qui l'uomo è protagonista, è eroe, ma non romanticamente eroe. Vittorio Bolaffio (1883 - 1931) è, più che il pittore del mare, il pittore del porto, e se c'è una città in cui il porto è essenziale questa è Trieste. E notevoli sono i disegni di Bolaffio situati nel Porto Vecchio di Trieste, luogo che io vincolai, restituendolo alla città nella sua integrità sublime. I disegni di Vittorio Bolaffio - dalla collezione di Antonio Morassi, grande critico d'arte triestino, scomparso nel 1976, esperto di vedute, di Canaletto e di Guardi - mostrano uomini che lavorano nel porto e hanno, nel loro lavorare, non degli elementi di riferimento naturalistico, ma vorticistico o futurista. Si sente la forza, l'energia che il porto trasmette, e di cui gli uomini che stanno nel porto sono puri vettori. Non sono figure di operai riconoscibili, persone, ma energia. Vittorio Bolaffio dipinge queste forze dell'uomo nel porto, e quindi è forse il pittore che più di tutti si lega alla città di Trieste, con un riferimento così preciso, così esatto, mentre Nathan indica un mare che confina con quello della Grecia antica, mentale, letterario. Nel ritratto che ne fa, Bolaffio restituisce Umberto Saba al mare. Giusta la vocazione marina del poeta, ma, a parte questo episodio, ad personam, in lui prevale l'evidenza dell'energia del lavoro intorno al mare.

In Carlo Sbisà (1899 - 1964) il mare è fisico. Lui non ha la vocazione metafisica di Nathan e non ha neppure la visione vitalistica di Bolaffio, ma è invece un pittore classico che si esprime anche in una molto interessante ricerca ritrattistica; e spesso le sue figure, i suoi nudi e i suoi ritratti hanno il mare come sfondo, il mare di Trieste.

Si nasconde, il mare, dietro le forme poderose dipinte da Dyalma Stultus (1901 - 1977). Non desta l'attenzione dell'inquieta Leonor Fini o di Veruda, che peraltro era buon amico di Svevo, ma il mare ricompare in Cesare Sofianopulo (1889 - 1968). Sofianopulo è un interessantissimo, inquietante artista che ci consegna un suo doppio ritratto, sullo sfondo della chiesa di Sant'Antonio, ove termina il Canal Grande di Trieste. Il doppio autoritratto, specchiato, evoca la psicanalisi, che ha in Trieste la sua capitale, e il pittore tiene in tasca due traduzioni, che si devono a lui medesimo, Sagesse di Verlaine e I fiori del male di Baudelaire, con il suo inno all'uomo libero: «Uomo libero, sempre amerai il mare!/ È il tuo specchio il mare: ti contempli l'anima/ nell'infinito muoversi della sua lama./ E il tuo spirito non è abisso meno amaro».

E infine l'amico Gillo Dorfles. Gillo Dorfles ha conosciuto Arturo Nathan, nella sua lunga vita, ultracentenaria (nella sua casa in Toscana ricordo un dipinto di Nathan).

E tutta la pittura di Dorfles è una pittura fluttuante, è una pittura marina come se ritraesse però la popolazione di granchi, molluschi, gamberi, come se lui vedesse un mondo sott'acqua, oltre la superficie, in cui le forme romantiche e classiche di Nathan si dissolvono in creature non umane. Magia di una mente filosofica. Magia di Trieste.

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