(...) in linea politicamente con Lei quelli che l'hanno preceduta? Edipo a furia di indagare arriva ad una conclusione tragica e autodistruttiva.
Caro Sovrintendente Pacor, come sa, sono stato contrario alla Sua nomina: per me era necessario un profilo diverso. Non mi ha convinto che Lei accettasse di delegare parte dei suoi compiti ad un'altra figura professionale. Non poteva portare a dei risultati positivi. Oggi la Sua situazione non è semplice, preso com'è tra incudine e martello. Temo che la Sua posizione si trasformi presto in quella vissuta dal Sovrintendente che l'ha preceduta: un tentare di governare un equipaggio ormai ammutinato, sfiduciato dall'Armatore stesso.
Cari Sindacati, occorre ammetterlo, le regole oggi vanno cambiate, i vostri buoni propositi a difesa dell'arte, non possono far da baluardo a privilegi di alcun tipo. Avete perso il consenso della Città. Oggi dovete riconquistare la Città al Teatro. Non credo che abbiate altra via se non dialogare, trovando soluzioni percorribili e suonare, suonare, suonare.
Può apparire retorico ma, credetemi, non è così.
A poche ore dalla caduta del Muro di Berlino, il grande violoncellista Rostropovich tiene un concerto improvvisato suonando Bach, circondato dalla folla in festa, mentre alle sue spalle il Muro inesorabilmente viene abbattuto.
Il giorno in cui fu ucciso Olof Palme, Ingmar Bergman è in teatro, sta provando Il Sogno di August Strindberg, ha per un attimo il dubbio se sospendere o meno le prove, poi sceglie: «Signori, la prova continua».
Giorgio Strehler e Paolo Grassi hanno ventisei anni quando in una Milano distrutta dalla guerra chiedono al sindaco socialista Greppi le chiavi della Casa dello Studente per farne il loro teatro. Greppi non ha dubbi, affronta dure critiche ma tiene duro, la Milano delle imprese risorgerà attorno alla Scala restaurata ed al Piccolo Teatro.
Sono tanti i gesti splendidamente inutili eppure essenziali che mi fanno amare la gente di teatro.
E alla gente di teatro ed al pubblico va restituito il Teatro Carlo Felice.
La politica deve stare giù dal palco.
La salvezza del Carlo Felice deve essere una partita giocata con la tecnica e con il cuore. Non con la politica.
Anzi il pubblico, la Città quindi, e il Carlo Felice dovranno sapersi difendere dalla politica, pronti a costituirsi parte lesa contro chi con caparbia ostinazione cerca la vittoria politica e non la salvezza del teatro. E l'ostinazione porta a Waterloo.
*consigliere
di amministrazione Fondazione Teatro Carlo Felice
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