"La mia letteratura fra Moresco e i capibara"

Un libro raccoglie le sue recensioni d'autore: "Non sono un critico e questo mi dà libertà"

"La mia letteratura fra Moresco e i capibara"

Su Umberto Eco, Antonio Moresco, Maurizio Salabelle, Italo Calvino; ma anche Su editing e scrittura, Emanuele Severino, Pinocchio... Su è un libro di incontri, quelli fatti da Dario Voltolini, torinese, classe 1959, autore di racconti e romanzi (Invernale è stato finalista allo Strega e al Flaiano 2024), di radiodrammi e libretti per il teatro musicale. E di numerosissime "recensioni", appunto, ora raccolte in Su (La nave di Teseo, pagg. 280, euro 18).

Dario Voltolini, senta, è un capibara quello nella sua foto profilo di whatsapp?

"Sì, è Romulo... Il mio animale totemico. L'ho incontrato in Brasile e mi sono affezionato: vive in un parco del Paranà, dove ce ne sono tantissimi. È una specie di castorone, una nutria gigante".

Perché l'animale totemico?

"Mi sono trovato sulla stessa lunghezza d'onda, per pigrizia e poca intelligenza. I capibara non fan nulla... però si tuffano. Poi ho scoperto che su internet ci sono siti di fan e centinaia di filmini, ma a me piaceva già prima. Ho letto che, quando i gesuiti andarono nel Paranà, volevano che gli indios al venerdì mangiassero pesce; ma nell'entroterra il pesce non c'era, così i gesuiti dichiararono che, al venerdì, il capibara è un pesce. Comunque è un gran nuotatore".

Somiglia un po' all'ornitorinco, che è protagonista di un libro di Eco, insieme a Kant?

"Ah sì. Kant è il prototipo di chi sistema tutto, mentre l'ornitorinco è quello che non può essere sistemato, perché in una tassonomia non sta da nessuna parte, e a Eco piaceva moltissimo il fatto che, una volta che hai dato una regola, ci sia qualcosa che non ci entri. E allora io mi sono divertito a fare un gioco in cui rovescio le cose e chiamo romanzi i saggi di semiotica di Eco e saggi i libri divertenti".

Se ne intende di semiotica?

"Mi sono laureato in Filosofia del linguaggio con Diego Marconi, e anche Eco insegnava la stessa materia. Lui lesse la recensione e a una cena disse a Marconi: mi è piaciuta la recensione di Voltolini, ma non avrebbe dovuto scriverla in questo periodo di concorsi, perché sa di ruffianeria. E Marconi: ti confondi con Alberto Voltolini, Dario non fa concorsi. Alberto è un mio amico e abbiamo studiato le stesse cose... Poi una sera a Bologna, a un seminario, ho incontrato Eco ed era divertentissimo, ha raccontato un sacco di barzellette".

Quindi è partito da Filosofia a Torino?

"Sì. Poi ho trovato compagni di strada molto differenti, come Antonio Moresco, con cui siamo diventati subito amici; o Marta Cai, perché oggi imparo da quelli più giovani".

Ci dica di Marta Cai.

"Una volta, su una bancarella, ho trovato un suo libro, Enti di ragione, pubblicato da SuiGeneris: una raccolta di racconti meravigliosi, per la lingua e per la struttura dei collegamenti, che è sofisticata ma leggibilissima".

Chi altro ha incontrato?

"Andrea Canobbio. Lo seguo dagli anni '90 e abbiamo pubblicato il primo libro insieme: è sempre lucido, razionale, astratto... E poi a un certo punto misura questa scrittura fredda con una cosa rovente, la malattia del padre depresso, che condiziona la vita familiare per anni, e in più c'è il dolore che tutto questo comporta: La traversata notturna è un libro che resterà".

Anche il suo romanzo Invernale è su suo padre, che era macellaio.

"Agnellaio: polli, agnelli, conigli. Da bambino lo osservavo al lavoro da vicino, dietro al banco del macello. Comincio il libro con una scena di mercato e tanti vegani mi han detto che non sono andati avanti a leggere, però quello di mio padre con gli animali era un rapporto di rispetto, una familiarità; e quando vendeva un pezzo bello lui era triste, perché se ne separava, un po' come gli artisti con le loro opere".

Dal suo amico Moresco che cosa ha imparato?

"La testardaggine, innanzitutto. Ha rischiato così tante volte di lasciar perdere, ancora oggi gli rifiutano i libri. Il suo immaginario è magico: una invenzione perenne, senza sosta, centinaia di personaggi, una generosità, una inventiva... Lui è una persona umilissima, timida, ma i libri sono di un oltranzismo micidiale: mostra che cosa possa osare la letteratura, quando uno va più a fondo che può. E poi conversare con lui è bellissimo perché è un pozzo di sapienza, anche se è autodidatta, e quando ti parla di un autore è come se fosse il suo vicino di casa".

Lo fa un po' anche lei?

"Sì. Perché non siamo critici letterari, non abbiamo la lingua per parlare in modo tecnico, e questo dall'altra parte ci lascia anche una certa libertà. Da Moresco ho preso il coraggio che si può fare, perché, se ami uno scrittore, vuoi dire qualcosa di lui, o di lei, come nel caso di Romano Bilenchi, o di Corrado Ambrogio. Curo anche una collana, Pennisole, per una casa editrice piccolissima che si chiama Hopefulmonster e mi piace pubblicare cose di qualità diversissime, come Gherardo Bortolotti e Andrea Vitali".

E Severino?

"Come Moresco, era così oltranzista... un personaggio straordinario, romanzesco. Una volta ho fatto la figura dell'imbecille e gli ho scritto una lettera, e lui mi ha anche risposto. Non defletteva in nulla. Tutti gli istanti sono eterni: una visione per me fantastica, non so se sia vera, del resto, come le donne caudate di Moresco".

Calvino lo ha conosciuto?

"No. Ho incontrato Fruttero, in tarda età, e siamo diventati amici. Era simpaticissimo e raccontava aneddoti einaudiani meravigliosi. A un certo punto comprò una casa al mare, in Toscana, in mezzo a una pineta, perché lo aveva chiamato Calvino e gli aveva detto: è un affare.

Così erano diventati vicini di casa. E poi una volta ho incontrato Vargas Llosa a una conferenza e le dico una cosa: ha parlato in castigliano ma era così chiaro, così cristallino, che ho capito tutto, anche se non lo parlo...".

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica