Migliora la vista con alghe marine

In Giappone e in Groenlandia l’alimentazione a base di pesce consente una visione più acuta ed ha una funzione di prevenzione nei confronti di numerose malattie. Le relazioni esistenti tra alcuni cibi e varie forme neoplastiche sono ormai certe e si stanno studiando in tutto il mondo. L’olio di pesce (omega 3) aumenta la capacità contrattile del cuore, come è stato riconosciuto a Vienna al congresso europeo di cardiologia ed ha effetti positivi anche sulla visione. Ne parliamo con il professor Alfredo Pece, un oftalmologo che da trent’anni si occupa di malattie della retina, del vitreo, della coroide ed in particolare della macula. Ha diretto per oltre dieci anni il Centro per lo studio delle maculopatie dell’ospedale San Raffaele di Milano, è autore di oltre duecento pubblicazioni scientifiche. Oggi dirige a Milano «Retina 3000», un centro all’avanguardia (www.retina3000.it) e la divisione di oculistica dell’ospedale di Melegnano, a Sud di Milano, è presidente della Fondazione retina.
«L’alimentazione con alto consumo di pesce favorisce la visione e contrasta lo sviluppo della degenerazione maculare senile, una malattia studiata per la prima volta in Germania da Junius-Kuhnt a fine Ottocento, che interessa l’area centrale della retina deputata alla visione. Colpisce, dopo i 65 anni, il 30 per cento degli italiani, negli Stati Uniti ne soffrono 750mila persone. La forma secca è la più diffusa, interessa l’80% dei casi ed ha generalmente una progressione lenta, mentre nella forma umida la perdita della visione è repentina». La tempestività della diagnosi e dei trattamenti è fondamentale. «Con la fluorangiografia e l’angiografia al verde di indocianina si identificano i neovasi sottoretinici presenti nella forma umida. Per conoscere la presenza di edema cioè di liquido nell’occhio si può esaminare la retina con un esame chiamato Oct, una specie di Tac che ci fa vedere tutti gli strati della retina. La fotocoagulazione laser, con la distruzione dei vasi neoformati, è stata l’unica cura in grado di fermare l’evoluzione della malattia, trattamento che sovente deve essere ripetuto e che comunque oggi è stato quasi abbandonato per la possibilità di nuove e più efficaci terapie. All’inizio degli anni Duemila è stato introdotta l’innovativa terapia fotodinamica in molte tipologie di neo-vascolarizzazioni sottoretiniche, capace di bloccare l’evoluzione della malattia sino al 40 per cento dei casi. Negli ultimi anni si sono aperte nuove frontiere nella cura di queste lesioni, cure che prevedono l’iniezione di farmaci direttamente nell’occhio con l’obiettivo di bloccare il fattore di crescita endoteliale dei vasi piuttosto che distruggere la lesione vascolare alla base di questa patologia. Queste terapie consentono di bloccare la degenerazione maculare umida sino al 90% dei casi e se interveniamo rapidamente all’inizio dei primi disturbi visivi si può migliorare sino al 40% dei casi». Gli oftalmologi europei sono all’avanguardia nella diagnosi e nella terapia di questa patologia e quelli italiani, in particolare, hanno acquisito eccellenti risultati soprattutto nella valorizzazione nelle immagini diagnostiche ottenute con metodiche sempre più sofisticate. «È da favorire l’impiego di lenti che proteggono dai raggi ultravioletti e per questo vanno sempre prescritte. È poi importante correggere gli eventuali fattori di rischio. Lo studio americano Areds ha dimostrato l’efficacia dell’impiego di antiossidanti nel rallentare la progressione di questa patologia. Sono utili le vitamine (C ed E), i minerali (zinco, rame), i carotenoidi (luteina e zeaxantina). Fondamentali inoltre sono gli alimenti ittici ricchi di Dha, che è l’Omega3 che si accumula selettivamente ed è trattenuto nei fotorecettori della macula. Riuscire a garantire l’integrità di queste strutture è vitale per i processi di trasformazione dei segnali luminosi in impulsi nervosi alla base di una buona qualità visiva. È necessario quindi preferire alimenti che garantiscano la massima sicurezza e che risultino puri, privi di elementi inquinanti che accumulandosi nelle acque risalgano nella catena alimentare fino a raggiungere l’uomo.
«Vitamine, oligoelementi, pigmenti maculari, acidi grassi polinsaturi sono sostanze necessarie per la qualità visiva ed una formulazione completa e razionale di questi nutrienti è indubbiamente la più efficace. Oggi è disponibile un complemento alimentare estratto dalle microalghe che si trovano nel mare, nella fossa delle Marianne, a quattromila metri di profondità. Queste alghe, coltivate in ambiente sterile, garantiscono l’assenza di contaminazione, la loro origine vegetale le rende insapori.

Nella formulazione vi sono i tocotrienoli (supervitamina E) che hanno una attività anti-angiogenica che consente di modulare il fattore di crescita endoteliale (Vegf). Sono potenti antiossidanti che contrastano l’attività dei radicali liberi», precisa il professor Pece, ricordando che la loro attività è 40-60 volte maggiore rispetto ai tocoferoli (vitamina E).

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