MilanoÈ durato poco lasilo politico concesso dallItalia a Abu Imad, limam della moschea milanese di viale Jenner, attualmente detenuto nel carcere di alta sicurezza di Benevento per scontare una condanna a tre anni e otto mesi per terrorismo. Il paradosso di un terrorista che ottiene lo status di rifugiato era venuto alla luce laltro ieri, grazie alla rivelazione di una agenzia di stampa egiziana. Ieri mattina, su iniziativa del ministro degli Interni Roberto Maroni, la Commissione centrale per lasilo politico ha revocato il provvedimento. «Abu Imad sconterà in carcere tutta la pena - ha detto Maroni - dopodiché mi occuperò personalmente di espellerlo dal Paese e consegnarlo allEgitto».
La Commissione, che aveva accolto poche settimane fa una richiesta di asilo avanzata da Abu Imad ben sedici anni fa, è potuta tornare sui suoi passi in forza di un elemento nuovo: la condanna definitiva di Abu Imad da parte della Cassazione. Grazie a questa novità, è stato neutralizzato leffetto delle due decisioni della magistratura amministrativa che avevano aperto la strada dellasilo politico ad Abu Imad, sbarcato in Italia nel 1993 con un visto turistico, quando era già noto in Egitto per le sue posizioni estremiste. Era stato il Tar lombardo, nel giugno 2001, ad accogliere il ricorso dellimam e a ordinare che gli venisse riconosciuto lo status di rifugiato. Il ministero degli Interni aveva cercato di opporsi, ma cinque anni dopo il Consiglio di Stato aveva confermato la linea del Tar.
Nessun asilo politico, dunque (anche se il legale dellegiziano, Carmelo Scambia annuncia nuovi ricorsi). Ma tuttaltro discorso è che davvero limam sconti la sua pena fino in fondo e sia destinato poi a venire consegnato allEgitto che reclama la sua consegna. Tra otto mesi, infatti, Abu Imad potrebbe chiedere laffidamento in prova ai servizi sociali e lasciare il carcere.
Nel giro di poco, insomma, il predicatore che faceva da reclutatore per la jihad potrebbe riprendere il suo posto in viale Jenner.
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