Da Milano alle Marche in pedalò sfidando la sorte per un mese

Il pedalò giallo è lì, ormeggiato davanti alla spiaggia di Senigallia, pochi chilometri prima, arrivando dal fiume Po, del capoluogo Ancona. I bambini ci giocano, in attesa che oggi al CaterRaduno venga messo all'asta per beneficenza (i profitti andranno all'associazione Libera di don Ciotti). Lei invece si riposa. Dopo 560 chilometri di pedalate, è d'obbligo un po' di relax. «È stato bello, divertente - ha detto Marina Senesi -, ma che faticaccia».
La conduttrice di Caterpillar ce l'ha fatta, anche se rispetto alla tabella di marcia ha tardato di un giorno. Partita lo scorso 12 maggio da Milano e poi Pavia, doveva arrivare nelle Marche lo scorso 8 giugno, dopo aver attraversato il Ticino, il Po e un tratto di mar Adriatico. Non è stato possibile. «Il maltempo mi ha complicato la vita - ha raccontato Marina -. Soprattutto una volta arrivata al Po di Goro, il vento mi ha creato dei grattacapi».
In alcune circostanze la coraggiosa Marina ha avuto un po' di paura. «Una volta ho dovuto abbandonare il pedalò all'improvviso. Le raffiche di vento erano così forti che si formavano onde altissime. Così l'ho legato a un ramo e mi sono rifugiata in un bosco sconosciuto. Il problema è stato ritrovarlo il giorno dopo».
Anche in mare Marina ha avuto qualche fastidioso imprevisto. «Lo ammetto, al porto di Ravenna mi sono fatta trainare per un paio di chilometri. Alla fine il mio era un gioco, non un'impresa estrema. Ho anche spiaggiato in un paio di occasioni all'altezza del promontorio di Gabicce. Avevo coniato anche un motto con i miei ospiti sul pedalò: “Naufraghiamo sì, ma con dignità”».
Ospiti numerosi. Dai vip come Claudio Sabelli Fioretti, Lella Costa e Alex Bellini, a invece semplici fan e appassionati. «Soprattutto ciclisti. Alcuni legavano la bici e salivano a pedalare un po' sul mio pedalò».
L'avventura della brava conduttrice radiofonica è stata seguita da molti ascoltatori, grazie ai collegamenti in diretta con Caterpillar su Radiodue. «Ho ricevuto decine di sms al giorno. Addirittura chi non poteva ascoltare la trasmissione, mi chiedeva una sintesi dei progressi del mio viaggio volta per volta. E c'era pure chi me la gufava dicendo che non ce l'avrei fatta».
Poi c'erano gli abitanti del Po. Persone semplici, sempre disposte a dare una mano e dispensar consigli. «Ovunque attraccassi, mi accoglievano benissimo. Ho trovato tanta umanità. Basta pensare a un episodio, quando sono arrivata ai Lidi di Comacchio. La corrente era forte, intorno a me centinaia di barche, una situazione pericolosa, ma i pescatori di vongole mi hanno aiutato scortandomi per un tratto. Gentilissimi».
Attimi di paura, risate, ma anche pace e contatto con la natura. «Ci sono stati momenti in cui ero sola sul fiume. Nessuna barca intorno. Solo il canto degli uccellini, le papere e i leprotti che correvano sulla riva. Un'esperienza magnifica. Come il tramonto sul delta del Po».
Dopo la faticaccia, ecco la gloria.

L'arrivo al CaterRaduno condito da applausi di fan e colleghi. «Che bella emozione. Certo la fatica mi è rimasta dentro, però dopo così tante ore a pedalare sotto il sole sono abbronzata e un po' più in forma. Non fosse per il mal di schiena…».

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