Milano tra la cattedra di Scola e la giunta dei dossettiani

Per capire l’ambiente in cui si muoverà il nuovo, appena scelto, vescovo di Milano cardinale Angelo Scola, non ci si può non riferire anche agli ambienti della giunta Pisapia. Certo, il cardinale è molto aperto nell’approccio culturale alle questioni della politica: come hanno più o meno subito sottolineato anche i martiniani don Virgino Colmegna e, con una punta di entusiasmo in meno («ci spera anzi ne è sicuro»), don Gino Rigoldi. A Venezia il sindaco di centrosinistra Giorgio Orsoni ha contato molto per la sua elezione su consistenti fette dell’establishment cattolico. Ma, appunto, Orsoni ha potuto disporre di un «establishment» pluralistico non di una tendenza radical-dossettiana come quella che appoggia oggi Giuliano Pisapia.


D’altra parte il nuovo sindaco ha basi politiche non ampissime: c’è il «circolo famigliare» di Carlo De Benedetti (di cui Pisapia è avvocato, mentre Bruno Tabacci fa sempre più parte degli «intimi», il giornalista del «gruppo» Gad Lerner fa il raccoglitore di sostenitori,e dalla famiglia Boeri variamente impegnata a sinistra provengono menti per la Fondazione Debenedetti); c’è una vasta ma poco affidabile area di ribellismo sia di giovani sia di giovani ormai «in pensione»; e c’è un consistente strato di arroganza snobistica altoborghese. (...)

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