«Al lavoro affannoso di questi mesi va data una ragione, che io avverto molto forte: è la ragione di una persona che si sente intellettualmente onesta, libera e indipendente e cerca di capire perché si è arrivati a questo punto di lacerazione sociale, di disprezzo dei valori umani per contribuire a quella ricerca ideologica che mi pare preliminare per qualsiasi mutamento, miglioramento nei comportamenti collettivi». Questa frase, tratta da una lettera inviata da Walter Tobagi alla moglie Stella nel dicembre 1978, è incisa sulla targa che ieri è stata intitolata allinviato del Corriere della Sera, ucciso dalle Brigate Rosse il 28 maggio del 1980. La targa è stata posta in via Andrea Salaino, dove Tobagi è stato assassinato alletà di 33 anni, appena uscito di casa.
Si conclude così la tre giorni che Milano ha voluto dedicare al giornalista e che è passata attraverso una serie di convegni, dibattiti, presentazioni di libri e commossi ricordi di un uomo che fu giornalista, intellettuale, sindacalista. Alla cerimonia hanno partecipato il sindaco Gabriele Albertini, il vicesindaco Riccardo De Corato, il prefetto Bruno Ferrante, il presidente dellOrdine dei giornalisti della Lombardia, Franco Abruzzo, il questore Paolo Scarpis, il presidente dellAssociazione lombarda dei giornalisti, Giovanni Negri e il sottosegretario agli Interni Michele Saponara.
«Tobagi - ha detto Albertini - ha fatto sì che grazie alla sua intelligente bontà la società compisse quei passi in avanti che normalmente accadono in tempi lunghi. Fu ucciso proprio perché era un riformista».
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