Milano e la sua Scala nel libro dei fratelli Ogliari

Dagli inni ambrosiani del tardo IV secolo ai nostri giorni, il rapporto di Milano con la musica non è certo cosa nuova. Tutti sanno, però, che lo statuto di capitale mondiale delle sette note Milano se l'è guadagnato soprattutto dalla fine del Settecento, quando, all'indomani di un grave incendio che distrusse il Teatro Ducale dopo nemmeno due secoli di vita, Maria Teresa d'Austria incaricò l'architetto folignate Giuseppe Piermarini di dare a Milano un teatro degno del prestigio che la città andava acquisendo tra i domini asburgici.
Poco più di due anni più tardi, il 3 agosto 1778, fu inaugurato un nuovo, grandioso tempio della musica in stile neoclassico, nello slargo dove prima sorgeva la chiesetta medievale di Santa Maria alla Scala. Proprio alla Scala è dedicato il quarto volume della serie «I tesori di Milano», scritto da Giacomo e Rachele Ogliari, figli di Francesco, pioniere nella storia dei trasporti e collaboratore del Giornale, scomparso nel 2009, dal titolo «Milano e la sua Scala. Storia e protagonisti del "tempio" mondiale della lirica» (Selecta Editore, in libreria e in edicola a 9,90 euro). Se la costruzione del teatro fu relativamente rapida, è altrettanto vero che, durante tutta la sua esistenza, la Scala è stata un cantiere sempre aperto, fino all'ultimo, imponente e discusso intervento che ha «esiliato» artisti e musicofili al Teatro degli Arcimboldi di fresca esecuzione, alla Bicocca, per tre lunghe stagioni tra il 2002 e il 2004. Ma fin da subito fu così: già nel 1807 Giovanni Perego diresse il primo dei numerosi «aggiornamenti» delle pitture interne, mentre nel 1814 fu la volta dell'ampliamento del palco e retropalco e della realizzazione delle ali laterali, senza contare, sempre in questi anni, l'abolizione e il reintegro del palco reale. Il 1875 vide il rifacimento della volta, e all’inizio del Vventesimo secolo, nel 1907, sei anni dopo la scomparsa di Giuseppe Verdi, sulla scorta di quanto aveva fatto Wagner a Bayreuth, il teatro venne dotato di un golfo mistico.
Anche durante il ventennio fascista i lavori continuarono. Ma il momento più drammatico fu quello dei tragici bombardamenti «alleati» dell'agosto 1943, in pieno secondo conflitto mondiale, che causarono il crollo delle coperture e lasciarono la struttura a cielo aperto. Si dovette attendere la fine della guerra per riaprire il teatro (con uno storico concerto in cui Arturo Toscanini, nel frattempo emigrato negli Stati Uniti perchè inviso al regime, interpretò i classici italiani Rossini, Verdi, Puccini e Boito, era l'11 maggio del '46), e ridare vita a stagioni liriche e sinfoniche di altissimo livello musicale. E tra leggendari successi e storici fiaschi, esecuzioni memorabili e contestate interpretazioni, la Scala è entrata sempre più a fondo nel cuore dei milanesi e di tutti gli appassionati di buona musica. Che da oggi hanno un libro snello, ricco e intrigante per ripercorrere due secoli di storia della città e di una sua immortale icona, attraverso una ricerca attenta dei documenti, anche iconografici, da parte degli autori, che approfondisce dettagli ed episodi e si «allarga» piacevolmente anche all’aneddotica.

Un’occasione quanto mai opportuna e puntuale, alla vigilia dell’attesissima inaugurazione della stagione operistica - con «Die Walküre» di Richard Wagner, diretta dal maestro Daniel Barenboim - il prossimo 7 dicembre, giorno dedicato a Sant’Ambrogio patrono della città, come vuole ed esige conclamata tradizione.

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