Milano multinazionale La città attira il 42% delle imprese dall’estero

Per quanto riguarda l’attrattiva economica, Milano mantiene la sua attrattiva internazionale. Le imprese a partecipazione estera presenti sul territorio milanese sono infatti 3.035 e offrono lavoro a più di 300mila persone fatturando 201,8 miliardi di euro. Questo si traduce in un’incidenza in ambito nazionale sul totale nazionale al 41,7% per quanto riguarda le aziende, partecipate, al 34,8% per i dipendenti e al 40,8% per il fatturato. Sebbene dal 2001 la presenza di imprese multinazionali sia calata del 2,1%, in controtendenza è cresciuto lievemente il numero degli occupati (0,7%), mentre i fatturati hanno fatto un vero e proprio balzo in avanti, registrando un boom del 44,7%. Ma Milano non è solo un polo d’attracco per le imprese estere sul territorio lombardo. I flussi di investimento devono infatti essere letti in due direzioni, ovvero in entrata e in uscita. Dal 2001 al 2008, Milano ha avuto un incremento del 17,6% di investimenti volti all’estero. I dati, forniti dalla Camera di commercio, mostrano quindi che Milano è a tutti gli effetti un polo ad alta attrattività internazionale, allineato con i grandi centri mondiali dell’economia globale come New York, Londra e Parigi. Un posto di pregio che ha radicato la sua ragion d’essere nella riconosciuta capacità di lavorare della città. «La Milano che produce» potrebbe suonare come un luogo comune ormai abusato, eppure se il capoluogo lombardo si può annoverare un posto di spicco all’interno del panorama delle attrattive economiche mondiali è proprio grazie a un’economia stabile con una propensione al business unito a una grande forza lavoro e la presenza di importanti flussi finanziari.
Detto ciò, non è però tutto oro quel che luccica. Sebbene a Milano si concentri il 42% degli investimenti esteri in Italia, legati al capoluogo lombardo restano dei nodi che non hanno giovato al suo slancio internazionale. Il processo di «dehubbing» che ha travolto l’aeroporto di Malpensa, in seguito alle scelte aziendali di Cai sul futuro di Alitalia, crea timore per quanto riguarda l’eccellenza multinazionale di Milano. Un’impresa su tre ritiene infatti che sul lungo periodo il ridimensionamento dello scalo varesino, in particolar modo dopo lo spostamento dei voli del vettore nazionale su Fiumicino, potrà far perdere a Milano la scelta di aprire una sede alle imprese estere. Tuttavia questa preoccupazione può essere fugata analizzando gli ultimi dati sullo stato di salute dell’aeroporto. Alla Sea, la società di gestione degli aeroporti milanesi, sono convinti che l’abbandono di Malpensa da parte di Alitalia abbia avuto anche un lato positivo: quello di far affrontare la crisi economica prima che si verificasse, in modo da ammortizzarne poi gli effetti. Inoltre le previsioni sui prossimi anni possono essere guardate con un certo ottimismo per le multinazionali che hanno Milano in ballottaggio: la Iata e l’Unione europea sostengono che in Europa, nei prossimi 10 anni, ci saranno 60 aeroporti saturi, e Malpensa sarà avvantaggiata nell’acquisire quote di traffico.
Per garantire una continuità nell’eccellenza milanese sul piano internazionale occorre guardare al futuro: «Milano, grazie alla sua capacità di essere una città laboratorio, città di frontiera, si conferma un nodo importante per l’Italia e per l’Europa - spiega il presidente della Camera di commercio di Milano, Carlo Sangalli -.

L’attuale periodo di crisi rende tuttavia ancora più difficile rispondere con efficacia alla sfida della globalizzazione. Una sfida in cui Milano può essere vincente solo se agisce in modo dinamico, non statico, capace di essere innovativa e progettare il futuro».

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