Milano, quella vetrina malinconica di Via Durini

Si parla spesso di una correlazione tra moda e arredamento, di una simbiosi possibile, di affinità che vi sono in tanti particolari, di tendenze che vanno a volte a braccetto. Personalmente non vi ho mai creduto e forse in tutto questo argomento, sul quale si dibatte da anni, la vera e unica eccezione è quella nata negli ultimi anni da Armani, con il suo progetto casa, certamente non ben visto dal mondo del mobile, ma che rappresenta una realtà più che importante. Ma lo stesso Armani, pur rispettando il suo stile, non si è rifatto ai suoi abiti, ai suoi materiali, al suo design, si è rifatto ad un atmosfera, ad un concetto, a qualcosa che ha poco di materialità. E una visita, a Milano, merita la via Durini (dalla quale Armani è uscito), dove è nata una costellazione di negozi dedicati soltanto all'arredamento. Il risultato, per chi cerca affinità e correlazione con la moda, è poco edificante. Dall'altra parte della strada si affollano turisti e ricchi signori, compratori e compratrici che vengono da tutto il mondo, gente di provincia e della Milano "bene", lungo questa via c'è sì un senso di eleganza, di esibizione, di pulizia estetica, ma parlare di vita e di interesse è altra cosa. Si susseguono vetrine dove l'emozione non esiste, dove tutto pare appartenere allo stesso designer, dove sembra non si possa fare a meno del bianco, per una casa senza anima. E dispiace che in questo carosello sia rimasta intrappolato un marchio come quello di Cassina, che se anche un bel negozio non lo ha mai avuto, soffre di un presente ancora indefinito e di grande anonimato. Ecco allora come il negozio d'arredamento, rispetto a quello di abbigliamento, si mostra in negativo quando si accoppia o si affianca o si ripete in sequenza con i suoi simili. Sembra cadere tutto, in una monotonia e banalità palpabili dal passante. Ma tutto questo posizionamento rappresenta la gioia e il raggiungimento di una posizione leader per molte industrie, e nel contempo un bell'affare per i progettisti e gli architetti che, in una monotona e perenne cadenza, seguitano da anni a rifare, disfare, rinnovare e cercare un glamour impossibile in questi punti di vendita.

Credo sinceramente che chi se la passi meglio sia l'Ikea, nel suo mondo isolato, che attende il pellegrinaggio dei consumatori, i quali in fondo trovano più o meno le stesse cose del centro milanese, certamente in versione meno "di lusso".

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