Non sono venuti, e sono stati notati eccome. Guai a parlare di scissione, loro per primi non ne hanno voglia, ma fra gli ex An del Pdl c'è malumore. Un malumore crescente. E ieri lo hanno plasticamente dimostrato disertando l'appuntamento organizzato dalla fondazione «Liberamente» all'Unione del Commercio in corso Venezia - ospite principale il segretario nazionale del movimento, Angelino Alfano.
«Insofferenza». È stato Ignazio La Russa a definire così il sentimento capace di spiegare una serie di ragioni tutte politiche, che covano in un'area del Pdl che viene indicata come l'ala destra, ma che non necessariamente coincide con il perimetro della vecchia Alleanza nazionale - poi vedremo perché. Questioni di linea nazionale, questioni di rappresentanza, questioni di iniziativa politica. E si è visto al convegno di «Liberamente», peraltro molto partecipato, in cui l'ex ministro Mariastella Gelmini, padrona di casa con Paolo Romani, ha messo insieme una fetta bella e importante del mondo imprenditoriale lombardo e milanese, per discutere di politica e buongoverno: «Ripartiamo dal Nord, per far crescere l'Italia». Un'iniziativa che in qualche modo apre la campagna elettorale politica. Con parole d'ordine ben precise, dal punto di vista dei contenuti programmatici: impresa, lavoro, crescita, riduzione degli sprechi e delle tasse, ripresa. Insomma, programmi per far ripartire l'economia. Ma la linea politica altrettanto chiara, declinata da tutti gli amministratori locali presenti, Roberto Formigoni in testa: puntare sulla locomotiva d'Italia, il Nord, rispondere colpo su colpo alla Lega, reintestarsi pienamente la rappresentanza di un blocco sociale che non solo esiste ancora, ma ha un bisogno disperato di essere ascoltato.
Ma in corso Venezia, a questa iniziativa di area, il Pdl è arrivato sull'onda di qualche polemica di troppo. «Non mi sembrava fondamentale la mia presenza, ma nessun ordine di scuderia» dice il coordinatore provinciale Sandro Sisler. Di «amarezza» parla un consigliere di zona - è significativo - parlando della mancata candidatura di un'esponente della Giovane Italia in Sicilia. In platea si vede l'ex sottosegretario Alfredo Mantica, ma gli altri sfuggono. «Io ho avuto anche altri impegni - ammette l'ex vicesindaco Riccardo De Corato, uno dei rappresentanti più autentici dell'area ex An a Milano - ma è vero che all'inizio si sono dette tante cose, e si è presentata la cosa polemicamente, poi i toni si sono smorzati». «Secondo me - riflette De Corato - nessuno pensa di tornare a spaccare il Pdl, ma il Pdl deve restare, come è stato finora, un luogo in cui c'è spazio per tutte le voci. Se invece diventa una voce sola, allora...». E questo attiene all'organizzazione. Quando alla politica, il problema per De Corato è molto chiaro: Monti e il Pd: «Io ho fatto molta fatica a votare Monti in questi mesi - avverte De Corato - e quando vado al Corvetto, a Baggio, al Gratosoglio, faccio fatica a spiegare che votiamo col Pd. Se si tratta di un'emergenza è un conto, ma a marzo si chiude, basta minestroni, e lo dicono anche alcuni ex Forza Italia». E quando De Corato ricorda «io sono anticomunista» sintetizza una questione di identità, ma anche di linea. «Non vado avanti a sostenere una politica recessiva e regressiva come quella di questo governo, fosse pure con un altro premier, e soprattutto ho idee opposte sulla sicurezza e l'immigrazione, per esempio, dal ministro Andrea Riccardi, o sulle questioni etiche». Insomma «mai più con la sinistra».
Mariastella Gelmini da parte sua ha garantito: «Se la politica riuscirà a intervenire sui tagli agli sprechi, i cittadini avranno davanti una scelta tra due schieramenti». Meno sprechi, meno tasse. Si parte dal buongoverno del Nord e dalla rivoluzione liberale incompiuta. Ma tutti possono alzarne la bandiera.
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