Anche i manager piangono: uno su tre ha perso il lavoro

Anche i manager piangono: uno su tre ha perso il lavoro

Milano e i manager, un rapporto da sempre positivo, quasi simbiotico. Adesso, quando i numeri della crisi sono pesanti per i dirigenti che lavorano in tutta Italia, le difficoltà sono forti anche qui. A Milano e provincia la percentuale di dirigenti rimasti senza lavoro negli ultimi quattro anni è superiore al 30 per cento. Un dato preoccupante, anche se migliore che nel resto del Paese.
Dal 2008 ad oggi sul territorio milanese hanno perso il posto più di 10.000 dirigenti industriali. I dati arrivano dall'Aldai, l'Associazione lombarda dei dirigenti aziende industriali. Franco Del Vecchio, vice presidente dell'associazione, dà i numeri dell'allarme: «Nella provincia di Milano, da sempre considerata il bacino dell'industria italiana, il quadro è sconfortante: dal 2008 ad oggi abbiamo perso più di 1.000 imprese sulle 7.000 che impiegavano almeno un dirigente e il sistema produttivo ha espulso più di 10.000 dirigenti industriali».
L'emorragia di manager è continua. Nel 2009 sono rimasti senza lavoro 2000 dirigenti, nel 2010 altri 2200, nel 2011 ancora 2300, nel 2012 altri 2500, nel 2013 ulteriori 2500. A voler guardare il bicchiere mezzo pieno, l'escalation dei numeri si è fermata tra il 2012 e il 2013. Ma non è sufficiente per lanciarsi in previsioni rosee. Anzi. Del Vecchio sottolinea: «La Lombardia rappresenta più di un terzo della dirigenza industriale nazionale e la perdita di occupazione manageriale ha raggiunto livelli preoccupanti per il futuro del Paese». Del Vecchio spiega le ragioni di questa emergenza come una crisi di speranza: «Le grandi aziende e le multinazionali tagliano, le piccole e medie imprese non investono».
Una tendenza che investe tutto il Paese e che anzi a livello nazionale è ancora più impressionante. In base a uno studio di Aldai e Gidp (l'associazione direttori risorse umane), dal 2010 al primo semestre del 2013 i dirigenti e i quadri italiani che hanno perso il posto di lavoro sono stati 910.000 e quelli che lo hanno conservato solo 769mila. I licenziati, cioè, sono più numerosi di coloro che lavorano ancora. I manager sono diminuiti del 54 per cento.
Del Vecchio spiega come questo, pur nel contesto di una crisi che investe tutta Europa, sia un fenomeno particolarmente forte nel nostro Paese: «Ci sono in Italia solo 3,5 manager su 100 occupati contro una media europea di 5,7. La percentuale di manager disoccupati ha raggiunto il livello dei giovani». La disoccupazione colpisce coloro che lavorano in posizioni apicali come i ragazzi che cercano la propria strada nel mondo del lavoro. «I manager sono un patrimonio del Paese, il nostro “petrolio” per alimentare l'innovazione e il rilancio economico - dice Del Vecchio -. Invece di sperperare capitale umano altamente qualificato, è arrivato il momento di mettere le competenze manageriali in condizione di contribuire all'innovazione e alla crescita, a beneficio dell'intera società».

Non è un caso che, per chi può, la soluzione è la fuga. Negli ultimi cinque anni, rivela lo stesso studio, il numero di manager che è andato a lavorare all'estero è salito del 40 per cento. Destinazioni privilegiate: Germania, Francia, Svizzera.

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