Andava a 23 km/h, l'anziana condannata per omicidio stradale

La donna, condannata in primo grado di giudizio, ma con pena ridotta in Appello, ricorrerà ora alla Cassazione

Andava a 23 km/h, l'anziana condannata per omicidio stradale

Arriva la condanna per omicidio stradale nei confronti di un'anziana donna che tre anni fa si rese protagonista di un incidente in seguito al quale morì un 87enne. Il caso in esame, tuttavia, è decisamente particolare, dato che il sinistro si venne a realizzare quando la protagonista della vicenda, al volante della propria autovettura, viaggiava ad appena 23 chilometri all'ora.

Era una mattina di fine gennaio del 2018. Verso mezzogiorno l'anziana, allora 83enne, stava transitando in via Solari, quando la vittima, un uomo di 87 anni, attraversò improvvisamente la strada con l'intenzione di salire a bordo di un tram. Dopo essere uscito dalla farmacia, l'anziano tentò di raggiungere la fermata del 14 non utilizzando le strisce pedonali per attraversare la carreggiata ma limitandosi ad alzare il braccio per segnalare la propria presenza agli automobilisti in transito. Proprio in quel momento sopraggiunse l'auto dell'anziana che, proveniente da piazza del Rosario, era diretta verso piazza Napoli. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, in quel momento c'era parecchio traffico, e un mezzo pubblico stava per raggiungere la fermata del tram. Consapevole della situazione, l'anziana aveva rallentato fino quasi a fermare la propria Punto (circa 23 Km/h, stabilirà la ricostruzione cinematica).

Ciò nonostante, quando l'87enne attraversò la strada, malgrado la pronta frenata della donna, una ruota dell'auto lo urtò provocandone la rovinosa caduta a terra: l'anziano, infatti, sbattè la testa contro il cordolo del marciapiede. Il ricovero in ospedale e poi la morte, arrivata dopo un'agonia di tre mesi. Colpa dell'automobilista, che viaggiava a velocità ridotta, o dell'avventatezza del pedone?

Per la Cassazione, quando si è trovata a giudicare casi del genere, la colpa sarebbe sempre da imputare a chi si trova al volante, tranne che nei casi di "imprevedibilità". Secondo l'accusa la condanna dell'anziana era inevitabile, dato che l'auto era in prossimità di una fermata del tram e la vittima aveva alzato il braccio. Impossibile, secondo la difesa della donna, visto che la vettura era particolarmante lenta e l'uomo alzava il braccio solo per segnalare al conduttore del mezzo pubblico l'intenzione di salire a bordo. Un anno e otto mesi è la condanna in primo grado per omicidio stradale, anche se all'anziana non venne revocata la patente.

Niente da fare per la difesa anche in Appello, quando la Corte decide semplicemente di ridurre la condanna a 8 mesi riconoscendo l'attenuante del concorso

di colpa della vittima nell'attraversamento. Ciò significa, in poche parole, che un colpevole va comunque trovato in ogni sinistro anche in un caso così particolare come questo. Presumibile, ora, il ricorso in Cassazione.

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