Gli architetti scrivono al sindaco: Milano deve diventare più bella

«Un'agenda urbana e un manifesto per la qualità dell'architettura a Milano». È la richiesta-proposta che un gruppo di architetti milanesi rivolge alle istituzioni, in primis al Comune, per rilanciare l'urbanistica a Milano secondo «i fondamenti di quella “magnificenza civile“ che hanno caratterizzato lo sviluppo della Milano moderna in epoca neoclassica e che, a nostro parere, dovrebbero ancora nutrire e supportare i processi di trasformazione della città».
È una lettera aperta che anticipa il dibattito organizzato il prossimo 28 ottobre a cui sono stati invitati il vicesindaco con delega all'Urbanistica Ada Lucia De Cesaris, Alessandro Maggioni presidente reggente di Federabitazione Confcooperative, l'economista Marco Vitale e l'imprenditore Ennio Brion.
A scriverla un gruppo di architetti - Emilio Battisti, Maria Vittoria Capitanucci, Leonardo Cavalli, Francesco De Agostini, Giacomo De Amicis, Michele De Lucchi, Roberto Giussani, Giovanna Latis, Paolo Mazzoleni, Laura Montedoro, Giacomo Polin, Marco Prusicki - consapevoli che «oggi si presentano all'orizzonte della nostra città alcuni consistenti cambiamenti che potrebbero essere assunti come opportunità oppure essere causa di disastrose derive». Vogliono che venga inaugurata una nuova stagione di responsabilità collettiva» con tutti gli attori in campo dall'Amministrazione, ai committenti, ai professionisti, dall'università al terzo settore ai cittadini per «l'affermazione di un'idea di città più vivibile, equa, sostenibile e bella». «In che modo si chiedono ciascun edificio pubblico o privato deve contribuire a interpretare un'idea di città», per questo devono essere definiti «con chiarezza alcuni elementi».
Infatti spiegano «è difficile rintracciare - tanto nell'apparato normativo in vigore, quanto nella pratica amministrativa corrente - strumenti o documenti di indirizzo che affrontino, direttamente e con chiarezza, la qualità urbana, soprattutto dal punto di vista della configurazione generale della città» Ci sono - spiegano il Manifesto della Commissione per il Paesaggio del febbraio 2010 o le Norme Morfologiche nel nuovo Pgt.
«Pur considerando tali documenti un significativo segnale, riteniamo che i mutamenti degli ultimi anni impongano una rinnovata e ampia riflessione sul tema dell'architettura e della città.

D'altra parte, il bilancio delle esperienze progettuali degli ultimi anni nel riuso delle grandi aree dismesse è nella generalità dei casi negativo ed essendosi risolte in occasioni mancate, hanno causato un'alienazione del sistema territoriale rispetto alle aspirazioni di rinnovamento della città stessa. Ciò anche a causa di una normativa indeterminata soggetta a troppe possibili interpretazioni e di una impasse burocratico-amministrativa dell'urbanistica».

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