In Lombardia una donna ogni mille decide di abbandonare il bambino subito dopo il parto. Almeno, in base ai dati ufficiali. Poi ci sono le donne che si disfano del neonato in altri modi, condannandolo a morte sicura. Un numero imprecisato ma in crescita. Il progetto «Ninna ho» - promosso dalla fondazione Rava, dalla società italiana di neonatologia e dalla società Kpmg - punta a scoprire questo numero per prevenire il fenomeno e salvare i bimbi appena nati dal crudo abbandono nei cassonetti e nei bagni di Mc Donald. Per farlo saranno distribuiti questionari in tutti i centri nascita e verrà promossa una campagna di informazione per dire dove sono e come funzionano le culle termiche, rivisitazione moderna della ruota degli abbandoni, dove lasciare i bambini rinnegati. «Tante donne - spiega Costantino Romagnoli, presidente della società di neonatologia - non sanno che ci sono alternative all'abbandono per strada: possono anche partorire in ospedale in modo del tutto anonimo e non vedere nemmeno il bambino. La legge lo permette, anche se bisogna fare i conti con l'Unione europea che giudica il provvedimento una sorta di istigazione al non riconoscimento del bambino».
L'indagine prevede la compilazione di un questionario da parte del personale sanitario che assiste il parto, finalizzato a raccogliere dati sulle situazioni dei bambini non riconosciuti alla nascita. «Stando ai dati dei Tribunali minorili sulle dichiarazioni di adottabilità, dei circa 550 mila bambini nati vivi in Italia, in media 400 non vengono riconosciuti dalla madre, e di questi ben 84 sono in Lombardia».Aumentano gli abbandoni di neonati, via alla campagna salva bebè Prevenzione
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