Una legislatura sola, senza il bis. Roberto Maroni saluta dopo 5 anni da presidente della Regione, senza un secondo mandato che era considerato certo pressoché da tutti.
Maroni lascia il Pirellone ma non vuole lasciare a mani vuote. Per questo ha accelerato dopo il referendum sull'autonomia del 22 ottobre. E per questo ieri ha voluto ripercorrere la battaglia per la «Lombardia speciale», indicandola come un risultato capace di qualificare l'intero quinquennio: «Con l'autonomia che sarà fatta entro le elezioni - ha detto - possiamo concludere in bellezza e aprire una prospettiva straordinaria per la Lombardia». «È la sfida conclusiva del mio mandato di governatore che si concluderà il 4 marzo - ha aggiunto - È una sfida epocale che mi sono voluto assumere e che voglio vincere». L'obiettivo, ha confermato il presidente, è «firmare l'accordo con il governo a fine gennaio o comunque prima delle elezioni, definendo le competenze». E sono 23 quelle che possono essere trasferite da Roma a Milano, dal governo nazionale alla Regione. Maroni si è nuovamente detto «ottimista» sull'esito della trattativa, ringraziando anche il segretario della Lega Matteo Salvini. Passaggio inevitabile quello dedicato al possibile successore: «Ad Arcore - ha detto - è stato individuato il candidato di centrodestra». Ad oggi per la Lega si tratta di Attilio Fontana, leghista, amico di Maroni ed ex sindaco di Varese: «È una figura che condivido, che conosco e che aiuterò - ha detto - Non mi reputo così straordinariamente fondamentale da essere l'unico in grado di vincere». «Non solo siamo competitivi - ha aggiunto a proposito dell'election day - ma possiamo vincere agevolmente».
Poi anche via twitter ha diffuso una grafica con i principali fatti realizzati nella legislatura: «Quattro macroaree, come i petali della rosacamuna, in più, al centro, l'autonomia». Un resoconto con le azioni emblematiche, 7.657 delibere e 184 leggi, dieci grandi riforme: riforma della salute, riforma delle agenzie del trasporto pubblico locale, riforma delle Aler, riforma dei servizi abitativi, riforma delle grandi strutture di vendita, riforma del consumo di suolo e della difesa del suolo, riforma della ricerca, riforma per la libertà d'impresa, il lavoro e la competitività, riforma della scuola, riforma della cultura. E poi la cancellazione del bollo ai motorini e lo sconto dei bollo auto, lo zero Irap per start up, i risparmi ottenuti, gli undici miliardi di investimenti sul territorio, le infrastrutture (i 60 nuovi treni, le tratte ferroviarie, le autostrade), gli investimenti nella sanità e il reddito di autonomia, la dote sport e l'impegno nella ricerca, i 125mila giovani nuovi occupati, gli accordi per la competitività e i 10.
500 posti di lavoro salvaguardati, quindi le iniziative per la cultura e il turismo, e infine - appunto - tutti i numeri della Lombardia speciale: i 54 miliardi di residuo fiscale, le 23 materie chieste e a Roma e i tavoli attivati, fino all'incontro di oggi con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianclaudio Bressa, delegato agli affari regionali. Ultimo atto di un presidente che ha rinunciato al bis ma vuole lasciare il segno.
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