Baby gang e furti in casa «reati che più spaventano»

Il pg all'inaugurazione dell'Anno giudiziario «Bande di stranieri di seconda generazione»

Cristina Bassi

Un rischio banlieu a Milano e nell'hinterland, con il fenomeno delle baby gang che «desta preoccupazione». Sceglie di soffermarsi sulla criminalità giovanile il procuratore generale Roberto Alfonso nella relazione in occasione dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario. Riportando i dati della Procura dei minorenni, sottolinea come il diffondersi delle bande giovanili abbia «interessato principalmente Milano e l'area suburbana di questa città, ossia i luoghi caratterizzati da una massiccia immigrazione, dove sono presenti tutti i ben noti elementi di degrado e di emarginazione sociale, che costituiscono l'humus dell'illegalità, rafforzati dal gap culturale che affligge gli adolescenti stranieri specialmente quelli di seconda generazione scissi tra la cultura del Paese della famiglia d'origine e quella del Paese - l'Italia - in cui hanno avuto il destino di nascere o di crescere».

Un dato che non accenna a calare è quello dei furti in abitazione. La Procura di Milano riceve in media mille denunce al mese per questo reato (909 i casi in media nei primi sei mesi del 2019), «con un andamento tendenzialmente costante», registra la Procura generale. I numeri relativi al periodo compreso tra la seconda metà del 2016 e il primo semestre del 2019 hanno avuto un'impennata del 38 per cento nel distretto di competenza della corte d'Appello. Sul fronte del contrasto al fenomeno la Procura ha avviato nell'ottobre del 2018 un progetto per la raccolta standardizzata delle denunce, per poi rielaborare i dati e individuare elementi ricorrenti e quindi riconducibili agli stessi autori, arrivando anche a prevederne le mosse. Si tratta di un sistema che prevede l'uso del software «Keycrime», lo stesso implementato con successo dalla Questura e applicato alle rapine nei negozi, in particolare nelle farmacie.

L'interesse crescente della 'ndrangheta per il business dei rifiuti è ancora una volta dimostrato, sottolinea il pg, dal coinvolgimento di persone legate alla mafia nelle inchieste sui traffici spazzatura. E sugli incendi dolosi di depositi abusivi, come quello di Corteolona del gennaio 2018 o di via Chiasserini a Milano nell'ottobre dello stesso anno. Un interesse «per un'attività illecita che garantisce lauti guadagni, l'ampliamento della rete relazionale attraverso contatti con un'imprenditoria ingorda e spregiudicata e un trattamento sanzionatorio mite». Sia il presidente della corte d'Appello Marina Tavassi sia il Guardasigilli Alfonso Bonafede hanno infine parlato della sicurezza all'interno del Palazzo di giustizia. Entrambi hanno fatto riferimento al gravissimo incidente che nel gennaio 2019 è costato l'uso delle gambe all'avvocato Antonio Montinaro, precipitato nella tromba delle scale a causa della balaustra troppo bassa. «I lavori di messa in sicurezza - denuncia Tavassi - non sono ancora stati avviati.

Solo di recente ne è stato deliberato il finanziamento». Ribatte il ministro: «Abbiamo tempestivamente svolto le attività di competenza stanziando immediatamente 650mila euro poi portati a 930mila per i lavori necessari».

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