«Basta movida selvaggia» La battaglia parte a Milano

«Basta movida selvaggia» La battaglia parte a Milano

Paragona i nostri tempi a quelli delle invasioni barbariche. Il programma televisivo, però, stavolta non c'entra. Claudio Bernieri, 55 anni, giornalista di lungo corso, legatissimo alla sua Milano, ha fatto da tempo della lotta al degrado nel centro storico una crociata ironica ma pressante, goliardica ma puntuale, a volte con qualche spunto tragico. Nel suo mirino la movida selvaggia che deturpa quartieri e monumenti, in particolare i cosiddetti street bar dove si vendono alcolici ai ragazzini che poi si ubriacano in strada. Contro questo fenomeno dilagante ha fondato così da qualche anno in zona Ticinese i comitati «Parco delle Basiliche» e «La Cittadella» nonché l'irriverente e corrosivo sito, con annessa tivù, Milanosmarritatv.net. Nel dicembre 2011 era stato proprio Bernieri a segnalarci la storia della signora Odette, la 60enne residente in via Vetere e ammalatasi di cuore per il frastuono notturno della movida, quindi morta qualche mese più tardi proprio a causa di quei disturbi. Ora, però, l'uomo pensa in grande. E lancia un'iniziativa destinata a far discutere e a raccogliere parecchi adepti. Il 19 febbraio alle 11, infatti, al teatro delle Colonne di San Lorenzo e alla presenza di almeno un centinaio di persone che arriveranno da tutta Italia l'ideatore di Milanosmarrita fonderà il coordinamento nazionale «No malamovida». Un gruppo di persone già impegnate in analoghe lotte contro il degrado e comitati annessi in tutte le piazze del Belpaese, da Torino a Bologna, da Brescia a Genova, da Alessandria a Firenze, Roma, Lecce.
«Il fenomeno della deturpazione dei centri abitati è nazionale e offende tutti, uomini di cultura e semplici cittadini - spiega Bernieri -. Proprio come ai tempi della calata degli Unni, alti prelati sono gli unici a restare a tutela della nostre città. Perquesto riteniamo siano i soli a poter raccogliere il nostro appello per salvare i centri storici dalla rovina» spiega Bernieri. Che ha già materialmente realizzato, grazie anche all'apporto di Elena Strona del comitato torinese San Salvario, l'appello ai vescovi da divulgarsi il 19 febbraio in tutta Italia.
A Milano nel mirino del «No Malamovida» al momento c'è principalmente il Centro sociale Zam e il murales realizzato sui muri di piazza sant'Eustorgio dai ragazzi tanto cari al sindaco Giuliano Pisapia e che da mesi occupano un magnifico stabile in via Santa Croce (lo voleva la scuola di ballo della Scala) diventato da mesi ricettacolo d'immondizia e, quel che è peggio, ritrovo di ratti.
«Per non parlare poi del baracchino-chiringuito in lamiera che l'assessore al commercio del Comune Franco d'Alfonso ha permesso venisse realizzato davanti alla chiesa di san Lorenzo e acconsentendo all'abbattimento di un olmo secolare affinché questo locale avesse i servizi annessi» sottolinea Bernieri.


Palazzo Marino, intanto, continua a lasciar correre. Anzi appoggia tacitamente iniziative pro graffiti come quello organizzato al Leoncavallo l'11 gennaio scorso e al quale è intervenuto anche Mirko Mazzali, presidente commissione sicurezza e coesione sociale del Comune.

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