Un buco di 4 milioni per il kartodromo che piace a Balotelli

Aria di fallimento per la megastruttura che ha tra i soci anche il calciatore. I sospetti dei creditori

Un buco di 4 milioni per il kartodromo che piace a Balotelli

Non fatevi ingannare dagli slogan roboanti e dal video con la Ferrari rossa del super testimonial (e socio) Mario Balotelli. Oppure, se preferite, lasciatevi incantare dal sito online www.pala-K.com. Che recita: «Benvenuti al Pala K, la più moderna pista indoor di Kart elettrici al mondo». Bella e piuttosto unica nel suo genere lo è davvero la tensostruttura di via Giacomo Matteotti 143 a Cinisello Balsamo, un gioiello tecnologico che da oltre due anni (ha aperto il 28 gennaio 2012) ospita 50 kart elettrici di ultima generazione. E chi vuole farsi qualche giro (19 euro per 7 minuti di corsa) e passare ore di divertimento può farlo anche ora. Sono i soci dell'iniziativa - una decina, quasi tutti fondatori - che dovrebbero fare atto di penitenza per non dire di peggio. Sempre che siano ancora a Brescia, Milano e dintorni o, comunque, rintracciabili. La Palakarting spa che sfrutta il marchio Palak, infatti, da qualche giorno, pur funzionando ancora, è in liquidazione e prima o poi è destinata a fallire. Il motivo? Una dissennata gestione degli introiti, con centinaia di migliaia di euro finiti chissà dove. E una chiusura d'esercizio 2013 che evidenzia una passività superiore ai 4 milioni di euro, due dei quali nei confronti di un colosso bancario come il Monte dei Paschi di Siena che ha fornito finanziamenti privi di garanzie vere o di fideiussioni da parte dei soci.

Chi sta peggio sono gli obbligazionisti. A cui i soci hanno raccontato, per farsi prestare denaro, che volevano fare del Palak un modello da esportare, un club esclusivo e si sono trovati invece a dover far fronte a una vera e propria truffa. Anche per l'ambigua convocazione del 31 luglio scorso e la diffida ad adempiere con richieste formali di nomina del rappresentante comune per tutelare l'integrità del patrimonio nei confronti dei terzi e in particolare dei sottoscrittori del prestito obbligazionale.

Per non parlare poi dei fornitori della struttura, la maggior parte dei quali non ha mai visto un soldo e ora, coi tempi che corrono, vuole «sangue e vendetta». Perché Palak, come recita il sito, «non è solo kart, ma è dotato di lounge bar, ristorante, area bambini (...) dove le famiglie possono trascorre un'esperienza unica nel suo genere. (...)Pala K si propone anche come spazio vincente per le aziende per l'organizzazione di convegni, eventi e momenti di team building di assoluto prestigio».

Insomma: il Palak era ed è anche ora bar, ristorante, sala convegni, sala eventi. A cui ruotano intorno decine e decine di persone per organizzare, pulire, fornire il materiale necessario alla realizzazione. «Peccato che su 60mila euro ne ho visti appena 5mila» ci dice un fornitore di servizi di ristorazione che ha lavorato lì per un anno e poi, capita l'antifona, ha mollato il colpo.

Eppure quello del Palak è un business che funzionava alla grande. Basta andare a controllare i flussi di cassa e le fatture da migliaia di euro pagate dalle aziende - che qui tra i go kart hanno organizzato eventi - nelle filiali di Mps, di Unipol, Carige, del Credito cooperativo di Cinisello, del Banco Popolare o della Banca Cooperativa Valsabbina. «E i soldi erano certi perché il servizio, che fosse una cena o un vero e proprio evento, veniva pagati in anticipo "spiega un altro fornitore -. Glielo dico io cos'è successo qui: qualcuno tra i soci e gli amministratori ci ha mangiato a man bassa. Altrimenti che ci dicano dov'è finito tutto quel denaro».

Facendo le opportune visure della società Palakarting spa si nota che aveva un capitale sociale e un patrimonio importanti ora completamente depauperati, nonché un amministratore delegato ora nominato liquidatore e un collegio sindacale eletto da un presidente (anche lui socio e morto all'improvviso e in circostanze misteriose negli Stati Uniti) che avrebbe dovuto essere arbitro e garante.

Chissà se questi signori, adesso, avranno il coraggio di metterci la faccia. Ma soprattutto i soldi che mancano.

O almeno dire se per caso tutto questo denaro non sia finito recentemente, con le consulenze di «esperti professionisti del ramo» e con il benestare di un organo di controllo in una new company di copertura degli stessi attuali soci così da ricomprare la società tentando un concordato in danno dei tanti debitori delle banche e degli obbligazionisti che hanno prestato denaro. Intanto, da parte di più debitori, sono iniziate le azioni cautelative.

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