Caro bollette e nessun turista dall'Est. Albergatori sull'orlo di una nuova crisi

Triplicati i costi, gravano di più anche forniture e servizi. Al Salone del Mobile mancheranno 15mila presenze russe

Caro bollette e nessun turista dall'Est. Albergatori sull'orlo di una nuova crisi

Il caro energia e il conflitto ucraino, oltre che sui beni di prima necessità e sui settori strategici dell'economia lombarda come il commercio, rischia di avere un enorme impatto anche sul turismo. «La guerra è la tempesta perfetta per il nostro settore - commenta sconsolato Maurizio Naro, presidente dell'Associazione Albergatori Milano di Confcommercio - dopo la batosta della pandemia da cui non ci siamo ancora ripresi, ora il conflitto, nella sua drammaticità, ci toglie l'ospite che pagava le tariffe più alte, che veniva a Milano per periodi lunghi e soprattutto in bassa stagione». Duplice il fronte che sta mettendo in ginocchio il settore alberghiero milanese e lombardo: da un lato il caro energia che sta facendo lievitare le bollette - triplicate rispetto al 2019 - e di conseguenza i costi delle forniture, e il calo ulteriore dei turisti. «Se a dicembre 2019 per le mie tre strutture che contano 60 camere in tutto spendevo 7/8mila euro di gas, lo scorso dicembre ho pagato 28mila euro - racconta Naro -. Un rialzo che si va a sommare all'aumento già annunciato dei costi dei fornitori, come la lavanderia, del 25 per cento, e del previsto rincaro dei generi alimentari».

Dall'altra parte mancano e mancheranno i turisti russi che amavano venire in città per i saldi, quindi a gennaio e a luglio, per altro sono periodi di bassa stagione, e che prediligevano alberghi di lusso e permanenze lunghe. «Ci sono alcuni alberghi, dai 4 stelle in su, che in questi periodi facevano gran parte del fatturato con il turismo russo» racconta Naro. Turismo russo che vale il 5 per cento delle presenze, su un tasso attuale di occupazione delle stanze del 30/40 per cento. A questi si aggiungono le perdite per il settore del turismo business per la Settimana della Moda (dei 20mila ospiti almeno un migliaio erano russi) o per il Salone internazionale del Mobile: si parla di 15mila visitatori nel 2018 e del 2019, che non saranno presenti ovviamente a questa edizione.

La Russia è legata a doppio filo alla filiera del legno-arredo: l'esportazione vale 410 milioni di euro (novembre 2021) contro i 435 del 2019. Così se non è il partner commerciale principale, ci sono delle aziende specializzate nel «settore classico» dei mobili, genere particolarmente amato in Russia, che incentrano la quasi totalità del fatturato sui rapporti commerciali con questo paese. Il Macro sistema arredamento e illuminazione vale circa 340 milioni di euro contro i 361 del 2019: qui la Russia è il nono Paese.

Al congelamento dei rapporti commerciali con i paesi dell'Est, si aggiunge ora il problema dell'importazione del legno di betulla, proveniente per l'80 per cento dalla Russia.

E la lievitazione dei costi dell'energia: «Le prime lavorazioni del legno, su cui l'incidenza del caro energia è molto impattante, sono state costrette a rivedere i listini e, in alcuni casi, a fermare la produzione per non lavorare in perdita - commenta Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo -. Adesso l'onda lunga si fa sentire anche sul resto della filiera e arriverà ben presto al consumatore finale».

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