Cronaca locale

Carrozzeria Orfeo fa tris «Noi pop come il Bardo»

La compagnia lombarda all'Elfo Puccini con tre piéce. Si parte con «Cous Cous Klan»

Antonio Bozzo

Dieci anni di teatro pop: la cifra stilistica della Carrozzeria Orfeo, creatura lombarda (ha sede a Mantova), ma universale com'è giusto che sia nel mondo dell'arte e dello spettacolo. «Sì, quando si tira in ballo la nostra compagnia», dice Gabriele Di Luca, fondatore, regista, attore e drammaturgo, «viene subito pronunciata la parola pop. Ma era pop anche Shakespeare, il teatro è una calamita che attrae e reinventa la realtà. La nostra trilogia coinvolge e diverte, non assomiglia al rito di certo teatro che resta un circolo chiuso per gruppi che si pensano élite. E non abbiamo l'ambizione di cambiare il mondo, il teatro non influisce in modo determinante sugli assetti politici».

La trilogia, all'Elfo Puccini dal 17 giugno, significa srotolare il nastro di una storia teatrale riconosciuta tra le più importanti della scena contemporanea. Si parte con lo spettacolo più recente, Cous Cous Klan (fino al 21 giugno), poi tocca ad Animali da bar (24-28 giugno, Premio Hystrio 2015) e si chiude con Thanks for Vaselina (1-5 luglio). «Chi vuol farsi un'idea del nostro modo di concepire il teatro, venga a vederci. È una trilogia involontaria, non studiata a tavolino. Tre storie diverse, ma ugualmente tipiche della nostra poetica. Partiamo da spettacoli in apparenza tradizionali, con attori, scenografie, regia, per percorrere i territori del teatro post-drammatico». Fin dal nome della compagnia si ravvisa il modo, che richiama la sintesi degli opposti, di vivere le scene. Carrozzeria è il fare, mettere insieme, costruire: un termine tecnico, prosaico; Orfeo rimanda al mito, al sogno, alla poesia, alla «luce del teatro che porta fuori dalle tenebre». La Carrozzeria è di casa all'Elfo Puccini, istituzione che crede e sostiene anche produttivamente il gruppo di Gabriele Di Luca. Negli spettacoli di Carrozzeria Orfeo i generi, anche quelli più frequentati e usurati, vengono mescolati, utilizzando la forma teatrale come una lente per la lettura del presente, popolato di figure incerte, umane troppo umane; un mondo da setacciare con ironia, non con pesantezza e presunzione. Protagonisti sono sempre gli ultimi, un'umanità che il pianeta dei ricchi tiene sotto scacco. In Cous Cous Klan il tema è la privatizzazione delle acque, controllate da guardie armate pronte a sparare su chiunque cerchi di procurarsi da bere.

Uno scontro rappresentato con esagerazione ma, speriamo di no, profetico.

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