Il caso Bicocca rientra, quello Sala-Gergiev no

L'università sospende il corso, poi ci ripensa Il sindaco conferma il suo «no» al maestro

Il caso Bicocca rientra, quello Sala-Gergiev no

Il caso Bicocca è (quasi) rientrato, quello Gergiev ancora no.

La Lombardia è il cuore dell'accoglienza dei profughi ucraini che fuggono dalle bombe di Vladimir Putin, ed è anche il cuore del movimento che si oppone alla guerra scatenata dal Cremlino.

In centinaia ieri sera hanno partecipato al quartiere Adriano alla fiaccolata organizzata dalla Casa della Carità e dalla parrocchia di Gesù a Nazaret, per aderire alla giornata di digiuno e preghiera indetta dal Papa. Oltre 400 le candele distribuite, ma i partecipanti erano di più: persone di tutte le età, tra loro anche gli ospiti afgani e ucraini della Casa della Carità con il presidente della Casa della Carità, don Virginio Colmegna, che ha recitato una poesia.

Ma Milano, oggi, si trova anche al centro di sbavature e svarioni che offrono assist alla propaganda del governo russo. È successo ieri con la Bicocca che ha rinviato un corso dell'eclettico scrittore emiliano, autore nel 2021 di un fortunato libro su un mostro sacro della letteratura russa: «L'incredibile vita di Fëdor M. Dostoevskij». Il caso Nori è scoppiato quando Nori ha reso nota la decisione dell'Ateneo: «Sono arrivato a casa - ha raccontato - e ho aperto il pc e ho letto una mail che arrivava dalla Bicocca. Diceva Caro professore, stamattina il prorettore e la didattica mi hanno comunicato la decisione presa con la rettrice di rimandare il percorso su Dostoevskij».

Ne è nata una grande polemica, con l'università costretta a un repentino dietrofront. L'ateneo ha confermato che il corso «si terrà nei giorni stabiliti e tratterà i contenuti già concordati con lo scrittore». Inoltre, la rettrice ha fatto sapere di voler incontrare Nori la prossima settimana «per un momento di riflessione».

A questo punto però è stato Nori a cambiare idea: «Ancora non so se ci vado oppure no - ha replicato - Ci devo pensare. Non è che mi chiamano e io corro. Non so se voglio andare in un'Università che ha immaginato che Dostoevskij sia qualcuno che genera tensione. Ci penso e poi rispondo con calma. Ho altro da fare adesso».

Il caso Nori ha riacceso i riflettori sul caso Gergiev, con il sindaco Beppe Sala che voluto giustificarsi per aver chiesto al direttore d'orchestra russo una presa di distanza dalla guerra di Vladimir Putin, come condizione per continuare a dirigere alla Scala. «Nessuna abiura - ha spiegato Sala - gli è stata chiesta una dichiarazione di presa di distanza dalla guerra. Lui ha ritenuto di non farlo, altri grandi artisti russi lo hanno fatto. La seconda.

Praticamente tutti grandi teatri d'opera con cui Gergiev stava collaborando (Carnegie Hall, Wiener, Monaco, Edimburgo, Rotterdam, Parigi, Amburgo, Baden Baden) hanno in questi giorni rinunciato alla sua presenza. Stiamo sbagliando tutti?» ha chiesto. «E sì Beppe Sala state sbagliando tutti» lo ha gelato la consigliera leghista Deborah Giovanati.

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