Alberto Giannoni
Vince Sala in tutta la città. Solo il municipio 2 va a Parisi. I dati del giorno dopo non lasciano troppo spazio alla fantasia: quello di Milano è stato un voto tutto politico: il voto di una sinistra che si è ricompattata sul candidato del Pd.
Il primo turno aveva illuso molti, nel centrodestra, anche per la storica vittoria di cinque municipi. Già il 5 giugno, però, il voto dei candidati sindaco e il voto dei presidenti si erano discostati. Nella scelta del sindaco, il centrodestra aveva prevalso solo nei municipi 2 e 7. Le altre tre presidenze sono arrivate, di un soffio, anche grazie alle personalità dei candidati, capaci di pescare nel campo avverso. Il resto, il 5 giugno, lo ha fatto la soglia di sbarramento del 40%. La regola, «made in Forza Italia», per cui la partita si chiude al primo turno se il primo candidato supera il 40%. La clausola è scattata in tutti e nove i casi e per i municipi non c'è stato bisogno del ballottaggio. Questo ha premiato il centrodestra. Con un secondo turno, anche nelle zone si sarebbe probabilmente verificato lo stesso meccanismo visto ieri sul voto per il sindaco: la sinistra-sinistra avrebbe dato man forte il Pd, portando i candidati arancioni o democratici a prevalere.
Il verdetto del ballottaggio è chiaro: mentre il centrodestra aveva già fatto il pieno dei suoi elettori due settimane fa, incrementando il bottino di 27mila voti, il centrosinistra si è allargato, passando da 224mila a 264 voti: 40 mila in più. Se si considera che la somma di radicali e sinistra-sinistra arrivava a quota 29mila, l'analisi è presto fatta. Il vecchio elettorato del 2011, pur con tutti i mal di pancia e le defezioni, si è ricomposto in buona parte all'ultimo tuffo. E ha scelto Sala, nel frattempo opportunamente smarcatosi da Matteo Renzi. Questo d'altra parte era prevedibile, la speranza di Stefano Parisi era che il richiamo della sinistra fosse compensato da un apporto nuovo, quello dei 5 stelle. Un apporto che alla fine non c'è stato. È piuttosto unanime l'analisi firmata da chi gli elettori li conosce. I «grillini» milanesi non hanno scelto in massa il centrodestra. Una parte, forse la più consistente, non ha votato, una parte ha scelto Parisi e una parte ha ripiegato sullo stesso Sala, forse attratta da promesse su Navigli e verde, forse orientata da scelte ideologiche (è probabile che una buona parte dei grillini milanesi, a differenza di quel che accade altrove, sia «più di sinistra»). Il movimento non è stato decisivo. Lo è stata invece la sinistra-sinistra, in larga parte mobilitata «contro» grazie allo spauracchio, agitato dal Pd, della «destra» o della Lega. Il compattamento della sinistra ha uniformato dunque il dato sul territorio, e il candidato del centrosinistra tende a prevalere un po' ovunque, anche se viene confermata la tendenza delle periferie a votare il centrodestra e del centro a scegliere il Pd.
La zona 7, per esempio, anche ieri è stata testa a testa. E se le zone centrali hanno premiato Sala (piazza Sicilia, corso Vercelli) i seggi di periferia hanno manifestato ancora delusione per gli amministratori uscenti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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