Cronaca locale

Il centrodestra a Sala: dialogo ma non si tratta su tasse e moschee

Forza Italia e Lega rispondono all'invito e chiedono confronti «senza opportunismi»

È possibile il dialogo tra la giunta Sala e il centrodestra, come proposto dal sindaco nell'intervista di fine anno al Giornale? A rispondere sono il candidato sindaco del centrodestra, Stefano Parisi, e i capigruppo di Forza Italia e Lega, Gianluca Comazzi e Alessandro Morelli. La risposta è un «sì» vario e a certe condizioni.

«Sono riflessioni interessanti» commenta Parisi. «È giusto l'appello alle forze della maggioranza sulla necessità di avere un rapporto costruttivo con l'opposizione non solo nei momenti del voto in aula ma nella definizione delle strategie future - scrive su Facebook Parisi -, però questo nuovo rapporto deve essere sollecitato non in modo strumentale nei momenti di crisi dell'attività della giunta, ma in modo più sistematico». E cioè «è necessario trovare momenti di confronto non casuali e non opportunistici, sui temi della sicurezza, della gestione dell'immigrazione, delle case popolari, dello sviluppo economico, dell'attrazione degli investimenti, della burocrazia e delle tasse». Sulle moschee Parisi dice no al sindaco che propone di averne due o tre ma ben controllate: «Serve una legge nazionale per dare ai sindaci informazioni sulla tracciabilità dei finanziamenti». E ancora: «Anche sul rapporto con il governo è necessario cambiare approccio. Non credo che il tema sia farsi confermare quel patto per Milano privo di contenuti. Milano deve chiedere autonomia». Parisi invita poi il sindaco all'appuntamento del 28 e 29 gennaio, per fare il punto sul governo della città.

Gianluca Comazzi, capogruppo di Forza Italia, è aperto al dialogo ma chiede a Sala segnali di rottura con la sinistra radicale: «La nostra posizione è molto chiara. Noi, in linea con la nostra cultura di governo e di un'opposizione responsabile, cerchiamo il dialogo prima di tutto con i milanesi e con Milano. Non cambiamo atteggiamento in base agli umori di giornata. Se ci sono provvedimenti utili per far ripartire la città, ci siamo. Lo abbiamo dimostrato con la delibera d'indirizzo sugli scali ferroviari, dove abbiamo fatto opposizione sul merito, nel senso che abbiamo proposto emendamenti che andassero a migliorare la delibera».

Comazzi apprezza l'appello lanciato da Sala ai suoi: «È vero quel che ha detto il sindaco. Non si possono cercare i nostri voti, come per gli scali, e poi dal giorno dopo procedere in autonomia facendo la tre giorni sugli scali senza coinvolgerci. Per non parlare di Ferrovie, che ha già dato cinque incarichi, condividendoli con il Comune, a grossi studi di progettazione tra cui quello di Boeri, andando contro la delibera, che parlava di bandi pubblici e trasparenza e non di incarichi a trattativa privata».

Comazzi teme che il sindaco sia «ostaggio» dei suoi, come dimostra a suo avviso anche il tema delle tariffe: «Credo che in questa maggioranza prevalga l'opposizione della sinistra più oltranzista e radicale. Sulle tariffe della sosta, su area C, sui servizi per i milanesi, sulle tasse, non è cambiato nulla e noi non siamo disponibili a alcun dialogo. Noi siamo per abbassare le tasse, non per alzarle. Ma il sindaco è minoranza rispetto a questa visione, è ostaggio della sinistra radicale. Cerca di fare, prende spunto dal centrodestra e riconosce che il nostro programma era quello giusto, poi però deve mediare al ribasso con la sinistra. Alla fine nascono soluzioni pasticciate e confuse». In conclusione: «Se decide di fare una battaglia vera e non retorica col governo per avere le risorse, se c'è un vero piano sulle periferie, se c'è volontà di rendere disponibili le 2200 case sfitte di Mm, noi su questi temi siamo disponibili».

Pronto al dialogo anche Alessandro Morelli, capogruppo leghista a Palazzo Marino: «Ben svegliato. Finalmente qualcuno si è accorto che la città ha dei problemi. Noi siamo sempre stati disponibili, era ora che anche lui se ne rendesse conto. Purché questo non sia un paracadute per le cose che non sono in grado di risolvere». Ed ecco le proposte: «Da subito serve un tavolo per gli sgomberi delle case popolari. Non bastano Maroni e Sala, come dice il sindaco, serve anche il prefetto, perché se Sala non se ne è accorto, in alcuni quartieri il problema non sono più la multarella o l'occupazione, ma la malavita organizzata, le gang e i centri sociali che fanno del business delle occupazioni una voce importante dei loro bilanci».

Quanto alle moschee, Morelli invita Sala a «rispondere alla Regione segnalando i luoghi di culto: Milano è uno dei pochi Comuni della Regione che non ha risposto.

Sul tema moschee è necessario ripartire da zero perché gli interlocutori con cui Majorino ha intrattenuto il dialogo sono per lo più inaccettabili: per anni non hanno rispettato le regole oppure hanno avuto come ospiti personaggi che poi sono andati a fare la guerra per il jihad». SCot

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