Due mesi al voto, 45 candidati già scelti e una ventina di caselle ancora da sistemare. Il lavoro politico non è ancora finito, ma complessivamente il centrodestra come alleanza regge bene in un momento delicato. Regge bene non solo nei tre capoluoghi (Pavia, Cremona e Bergamo) ma anche nel Milanese. Sono 68 i Comuni che vanno al voto nella provincia di Milano. In una cinquantina di questi c'è un accordo, sottoscritto o vicino. In 45 casi circa c'è già un nome messo nero su bianco. E nei Comuni con oltre 15mila abitanti, su 10 che eleggono il sindaco, in 6 casi l'accordo c'è già. Cinque nomi sono già ufficiali. Si tratta del civico Luigi Magistro a Cormano, di Renato Laviani di Fdi a Cornaredo, di Valeria Lesma di Forza Italia a Cusano Milanino, del leghista Maurizio Frezza a Lainate, di Giovanni Ferretti a Rozzano e di un leghista a Settimo Milanese. Qualcosa da rivedere a Cesano Boscone e a Trezzano sul Naviglio. E molto lavoro da fare anche a Paderno Dugnano, la più grande fra le città al voto, con oltre 50mila abitanti.
Dopo 9 anni da sindaco, l'anno scorso Marco Alparone (Fi) è stato eletto in Regione e ha lasciato la fascia: è stato il suo vice a portare Paderno alla scadenza naturale del mandato. Molto apprezzato dai concittadini, Alparone nel 2014 aveva ottenuto la riconferma in una tornata elettorale molto avara di soddisfazioni per il centrodestra. E l'anno scorso è soprattutto a Paderno che ha conquistato il seggio regionale, ottenendo nel suo Comune circa 3mila preferenze - oltre la metà delle 5.700 ricevute nell'intera provincia - e spingendo Fi alla cifra record del 23%. Ora l'ormai ex sindaco, e attuale consigliere regionale, si trova, con altri e con i partiti, a gestire un passaggio delicato passaggio. Due gli aspiranti successori: il suo vice, il «reggente» Gianluca Bogani e il suo ex assessore ai servizi sociali Alberto Ghioni. «Due ottimi candidati - commenta Alparone - due persone che hanno a lungo lavorato insieme e che oggi aspirano legittimamente a fare il sindaco. Io - prosegue Alparone - pur avendo grande rispetto per Bogani, non posso che propendere per il mio assessore, per ragioni di storia personale e vicinanza politica, ma auspico una soluzione unitaria e lavoro per costruire ponti». Forza Italia a livello cittadino si è già espressa ufficialmente per Ghioni. Ma la Lega rivendica legittimamente una candidatura per Bogani e la questione, oltre che a livello locale, viene affrontata nel tavolo provinciale e regionale fra i partiti. «Io - dice Alparone - capisco le esigenze della politica e sono pronto ad accettare le decisioni del partito e della coalizione, ma spero che il simbolo di Forza Italia sia presente. Se non lo fosse, significherebbe compromettere tanta parte del lavoro fatto in questi anni». L'accordo oggi è lontano, ma potrebbe essere raggiunto in una seconda fase. «Spero che si trovi - prosegue Alparone - ma nel caso in cui non si riuscisse, non essendo più possibile fare le primarie, credo che non ci sarebbe niente di male o di traumatico se fossero i cittadini, al primo turno elettorale, a scegliere il miglior candidato, dando la possibilità alla coalizione di ricomporsi al secondo turno.
Io non voglio essere invadente e non voglio che si guardi al passato prossimo, il mio, ma tanto meno spero che torniamo al passato remoto». Riferimento al candidato del Pd, Ezio Casati, che oltre a essere stato capogruppo della Margherita, assessore provinciale e segretario milanese del Pd, è stato sindaco prima di lui.
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