La città della fotografiaL'invasione «Photofestival» scatti d'autore in tutta Milano

Nell'epoca della selfie-mania e di Instagram, il social network che permette di condividere con chiunque le proprie foto, ha ancora senso parlare di fotografia come forma d'arte? Oggi si producono più scatti di quelli che si riescono a visualizzare e gli smartphone ci hanno reso tutti potenziali fotografi. Partendo da questa riflessione Roberto Mutti, Giovanni Pelloso e Riccardo Costantini hanno curato l'ottava edizione di «Photofestival», una kermesse di mostre e dibattiti in vari spazi della città (da oggi fino al 16 giugno, programma completo su www.photofestival.it e negli 8mila cataloghi in distribuzione gratuita). Con un budget ridotto all'osso e ben 150 diverse mostre, l'arte della fotografia invade Milano in un mese e mezzo di esposizioni, mostre monografiche, eventi e incontri gratuiti. Quattro, grazie alla collaborazione del comune, dell'Aif, di Confcommercio e della Camera di commercio di Milano, gli eleganti edifici storici che diventano per la durata del festival i «palazzi della fotografia» con mostre studiate per i loro spazi ampi e raffinati, come accade a Palazzo Bovara di corso Venezia, che ospita i misteri delle processioni religiose raccontati dagli scatti di Arturo Safina e i raffinati scatti delle «pedamentine» napoletane, le scorciatoie a piedi, ritratte da Simone Florena.

Il museo Bagatti Valsecchi espone la sua collezione, ritratta nei cesellati still-life di Carmen Mitrotta, per una visita tra gli oggetti e il loro doppio fotografico mentre alla Triennale grazie all'obbiettivo di Aurelio Amendola si possono ammirare gli atelier di maestri come Emilio Vedova, Renato Guttuso, Michelangelo Pistoletto.

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