A pochi giorni dell'uccisione di Amis Amri, l'attentatore di Berlino, a Sesto San Giovanni, il nuovo ministro dell'Interno, Marco Minniti, e il capo della Polizia, Franco Gabrielli trasmettono una circolare di due pagine, a tutte le Prefetture e Questure del Paese, ai comandi delle forze dell'ordine per annunciare una stagione di tolleranza zero sul terreno dei respingimenti dei migranti irregolari. Il giro di vite sulla sicurezza interna prevede il coinvolgimento di tutte le forze dell'ordine in «piani straordinari di controllo del territorio» accompagnati da un aumento esponenziale del numero dei Centri di identificazione ed espulsione, per arrivare a uno in ogni regione italiana.
La notizia in città è stata accolta in modo tiepido Beppe Sala con una dichiarazione dal brusco sapore di frenata, mentre i suoi colleghi di giunta non hanno nascosto indignazione e mal di di pancia. «Non intendo essere contrario in maniera preconcetta alla riapertura del Cie - ha detto il sindaco - ma è necessario predisporre un piano nazionale serio». É intervenuta a gamba tesa l'assessore comunale alla Sicurezza Carmela Rozza che ha provocatoriamente incalzato i suoi colleghi di coalizione: «non si scandalizzino le anime belle, dobbiamo individuare luoghi dove poter organizzare i viaggi per i rimpatri». «È chiaro che le espulsioni devono diventare veloci e ci deve essere un luogo dove le persone che non hanno diritto a rimanere nel nostro territorio vengano allocate in attesa del trasferimento».
Così mentre il centrosinistra si indigna - «i Cie sono una merda» tuona Alessandro Giungi, ex consigliere comunale Pd - o stigmatizza l'inutilità dei centri, in primis l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, il centrodestra incalza l'amministrazione a prendere decisioni veloci in tal senso e a dare un esempio di concretezza.
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