In coda ventiquattr'ore, son tutti pazzi per la Mela

In piazza Liberty, appassionati da tutto il mondo. C'è anche un ragazzo venuto apposta da Pechino

In coda ventiquattr'ore, son tutti pazzi per la Mela

La carica di chi lavora per Tim Cook si sente anche se non indossa la divisa di Apple. Tra chi ha costruito materialmente lo Store aperto ieri in piazza Liberty si racconta di quanto sia stato bello lavorare in un cantiere in cui a seconda delle zone si sentivano le inflessioni dialettali di tutta Italia e del mondo.

Come lo stupore per i pezzi che hanno composto l'opera: dalle luci, alle piante arrivate direttamente dalla California, alla spettacolare fontana esterna, alla squadra di dodici persone attiva 24 ore su 24 per tenere pulita la piazza. «Siamo americani: questa sarà la piazza più pulita d'Italia» hanno spiegato i capi del progetto a chi domandava della possibilità di un futuro afflusso di incivili, con relativi scarti di cibo, attirati dalla nuova sede. Per ora si sono visti solo centinaia di amanti del marcio della mela morsicata.

C'è chi è arrivato apposta da Pechino, chi dalle Marche come Samuele e Gianmarco, studenti di 22 e 23 anni. O chi da Spinea, un Comune nella città metropolitana di Venezia, come Alessandro Citton, 25enne che da 11 anni non perde un'apertura di un negozio col logo di Cupertino. Proprio lui è stato il primo ad entrare nel nuovo Apple Store perchè insieme a un altro manipolo di appassionati era accampato fuori dalle porte che si sono aperte ieri. Ormai persino i dipendenti della mela morsicata lo conoscono: dal 2007 lo trovano sempre in prima fila. Ore e ore di attesa che gli sono valsi qualche scatto con Angela Ahrendts, vicepresidente della sezione vendite online e al dettaglio di Apple e tra le quindici donne più potenti del mondo secondo una classifica di Forbes: nella notte la manager ha trovato i ragazzi in attesa a quanto pare gli avrebbe anche regalato dell'Autan per difendersi dall'assalto delle zanzare. Un momento emozionante per i giovani accampati, ma mai quanto il giorno successivo.

Dopo ore e ore di attesa sotto il sole cocente, ma meno duro grazie all'acqua e agli ombrelli distribuiti da Apple, si sono aperti i cancelli di quello che per molti è il paradiso. Prima sono usciti i dipendenti, parte integrante dell'entusiasmo che trasuda in ogni iniziativa made in usa, ma soprattutto made in Cupertino. Organizzati in due file che correvano in senso opposto hanno circondato i clienti in attesa tra gli applausi loro e degli astanti. Un momento di celebrazione che si conclude al grido di Mi-la-no! Mi-la-no! Alle 17 spaccate si aprono le porte. Entra Alessandro. Poi tutti gli altri. Due ali di persone sorridenti accolgono i clienti tra gli applausi e la pacche sulle spalle per quella «che deve essere prima di tutto un'esperienza» spiega una commessa. Una volta dentro tutto è elegante e tecnologico come nello stile lanciato dal primo smartphone. Tavoli in legno lavorato, schermi di ogni qualità e dimensione e una moltitudine di gadget. Dallo spazzolino da denti che ti mostra sul telefono quali molari hai pulito male, alla bilancia che indica se i chili persi sono di grasso o di muscolo. O i mini robot a cui si possono spiegare i movimenti per abituare i bambini alla programmazione informatica, per finire con le strisce di tessuto da applicare al cuscino e monitorare il sonno.

Ma le chicche non finiscono mai: se si passa una mano sui tavoli di legno modellati in Germania si apre una sezione con le prese per ricaricare telefoni o computer. I ficus provengono dal parco di Apple: dopo essere diventati adulti vengono curati per due anni in Germania e poi trasferiti nei negozi, ma anche lì resteranno solo per un periodo.

Poi torneranno nei parchi in ossequio alla mentalità green dell'azienda. I gradini dell'entrata sono stati pensati anche per rifornire le piante di luce naturale. Infine, il pavimento è della stessa pietra della piazza per rispettare l'equilibrio architettonico con la città.

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