Il comico si allena alla Doria: «C'è un'aria speciale»

Jab e vip. Suona bene. Perché no: alla palestra Opigym di corso di Porta Romana i famosi non mancano. Lo stesso accade anche alla Doria, dove si era iscritta un paio d'anni fa Belen Rodriguez e dove adesso ci puoi trovare regolarmente Andrea Pucci, il comico di Colorado, che non ride affatto se suda e deve tirarti un gancio. E ci tiene eccome a parlarne. «Il pugilato non arriva mai per caso nella vita di un uomo – ti dice serio -, arriva nei momenti più duri. Quando devi sconfiggere malinconia o anche qualcosa di peggio, quando devi trovare energia. Mette alla prova sia fisico che mente e ti restituisce forza. Io sono un romantico della boxe. Batto le mani sia per chi vince che per chi perde. Certo, poi me li ricordo quei cento pugni in un secondo che ho subito da Alessandro Cherchi... Quando abbiamo finito gli ho detto: ti aspetto fuori!».
E a proposito di fuori...
«Il pugilato mi piace perché è lo sport della gente della strada. E poi, diciamolo, qualche volta ti può servire anche per difenderti da certa gente della strada. Meglio se non capita ma se». Una passione che arriva comunque tardi, da uomo maturo: «In realtà ce l'ho sin da bambino e nel sangue, perché mio padre – Francesco ndr – che ora non c'è più, la seguiva in giro per il mondo e quando era possibile mi portava. Ricordo un indimenticabile match vinto da Carlos Monzon al Palazzetto di Milano».
Ricordi veloci come jab. Uno dopo l'altro.
«Papà che torna dagli States dopo aver visto combattere Joe Frazier e mi porta i primi giochini elettronici... Gli incontri: da seguire con lui davanti alla tv, magari di notte. Il mio pugilato inizia comunque sei anni fa, dopo aver praticato il savate. Arriva alla Doria. Due volte la settimana, quando Colorado me lo permette per i tempi. Diversamente esco e cerco una palestra, la più comoda in quel momento e vado al sacco. Mi alleno».
La Doria è comunque un luogo sacro.
«E' diversa da tutte, si respira un'aria speciale. Sì, una puzza! Lì c'è Angelo Valente che è un grande combattente. Che è un uomo con un'umanità unica. E io... lo amo, lo voglio dire. Mica scherzo. E poi l'ambiente non è quello da “fighetti”, anche se adesso vedi arrivare qualche avvocato o dottorone perché è di moda».
È un pugilato che sta tornando?
«Per fortuna tante discipline inutili hanno lasciato il tempo. Sì, sta tornando un po' anche fra i giovani. Resta uno sport di nicchia per veri guerrieri. Uno sport che fa star bene. Ti mette sempre in discussione». Parodia della vita, troppo facile: «E' prima di tutto allenamento, perché la pre-pugilistica è roba seria. Ma è anche divertimento. Salire sul ring è un istinto. Ti fa capire la vita che è un darle e prenderle. La sequenza è identica. C'è un momento in cui stai vincendo, sei avanti di 5 match e poi di colpo un pugno ti mette giù. Ti destabilizza.

Devi imparare a rialzarti».
E' anche una battuta da usare sul palco, a Colorado?
«Perché no. Qualche volta lo racconto. Il match più grande è quello di ogni giorno con mia moglie. E le riprese non finiscono mai».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica