La concordia di una nazione non si crea con gli "anti"

La concordia di una nazione non si crea con gli "anti"

Dopo aver per lustri diviso il Paese tra destra e manca, ora il 25 aprile sta balcanizzando la stessa sinistra in una gara a chi è più antifascista. Dimostrando la sua ignoranza della storia e la solo presunta superiorità morale smascherate da un evento epocale come la guerra che è tornata a insanguinare l'Europa. Perché sarebbe bastato leggere un po' di storici (anche progressisti) per capire che su una guerra civile non si può edificare la concordia di una nazione. Perché se ci sono dei vinti, a guerra finita si può pretendere di imporre loro un diverso assetto della res publica, ma non di rinnegare il sangue versato. Così come non si può immaginare di imporre per legge la storiografia dei vincitori, bollando come «fascista» qualunque tentativo di ricostruzione che voglia far luce su quelle pagine inevitabilmente oscure, piene di storie terribili dove il bene non stava tutto da una parte e il male dall'altra. Lo sapevano bene i grandi padri costituenti che, forti di grandi impianti ideologici come il comunismo, il cattolicesimo, il socialismo e il liberalismo, erano talmente convinti delle loro idee che impiegavano le loro forze nel diffonderle per fare proseliti, più che nell'impedire al campo avverso di coltivare le sue. Altri tempi e altri politici. E non a caso c'è molta più tolleranza nei terribili anni del Dopoguerra che in questi miserabili tempi ne quali il crollo del comunismo, la crisi del cattolicesimo in politica e perfino del liberalismo producono schiere di pseudo politici che fanno dell'antifascismo l'unica loro minima ragione ideologica.

Diventando, in questa povertà di idee, molto più violenti nell'impedire le voci di dissenso. Fino a scoprire che perfino il 25 aprile, presunta data fondatrice della Repubblica, va in pezzi se si risolve in uno sterile anti(fascismo) senza alcuna proposta credibile.

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