(...) è il portatore di una ideologia oscurantista «di completa prevalenza della religione sullo Stato e sulla società civile».
Fare finta di niente non è più possibile. Il Pd aveva fra le sue fila Maryan Ismail, una musulmana sufi, una donna simbolo di un islam laico, democratico e liberale, capace di sfilare il 25 aprile insieme agli esponenti della comunità ebraica. L'ha letteralmente fatta scappare, o meglio l'ha cacciata per scegliere altro. I dirigenti dem potranno mai rimediare a questo disastroso errore? E come ci riusciranno se non lo ammettono chiedendo scusa - magari prima dei canonici 20 anni di ritardo - alla Ismail che ne ha patito le conseguenze a tutti i livelli?
E ha un bel dire Sumaya Abdel Qader che intende andare avanti («tranquilli, non mi fermo»). Avanti sì, ma in quale direzione? Chi, come il Giornale, non è mai sceso sul terreno dei personalismi e delle polemiche gratuite, non le chiederà certo ora pubbliche abiure. Il problema non è personale, ma politico e civile. Barcamenarsi anche abilmente fra «posizioni» e generici impegni non basta più. Occorrono parole nette, strappi e battaglie in campo aperto.
Sumaya Abdel Qader potrebbe recidere una catena di accondiscendenze e ambiguità? E se non lo facesse, il Pd e il sindaco Sala che ha garantito per lei, potrebbero permettersi di fare finta di nulla ancora per molto, lasciando che questa opacità gravi sulla poltrona di una vicepresidente di commissione Cultura? Questi sono i nodi da sciogliere e questa opacità ora grava anche sul piano moschee. E il tempo delle ambiguità è davvero finito.Alberto Giannoni
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