Il gran tour dell'arte di primavera non può prescindere dalla provincia: pregevole, come sempre, l'offerta culturale elvetica mentre Tortona si conferma meta interessante per l'arte moderna.
Una mostra a Mendrisio, in Canton Ticino, ci racconta dell' amicizia tra Eugenio Montale e Filippo De Pisis. All'apparenza i due non potrebbero essere più diversi: l'uno umbratile, sposato, un po' sovrappeso, l'altro dandy, omosessuale, eccessivo. Eppure ci fu un legame di reciproca stima e influenza: perché se è vero che Montale eccelse nella poesia e De Pisis nella pittura, entrambi amavano spaziare dall'una all'altra. «De Pisis e Montale. Le Occasioni tra poesia e pittura» (fino al 26 agosto, al museo d'Arte di Mendrisio) è un viaggio tra tele, chine, acquarelli e poesie, un percorso in cui siamo accompagnati dai colori di De Pisis, dai versi di Montale e poi ancora dagli scritti di De Pisis e dalle carte dipinte di Montale. È un intreccio, ben ricostruito dal curatore Paolo Campiglio, che ci narra un piccolo spaccato della storia del 900: De Pisis e Montale si conobbero in vacanza a Genova nel '19, s'incontrarono poi altre volte ma soprattutto si scrissero, e proprio tra le carte di questa loro corrispondenza sono state scoperte due chicche, per la prima volta esposte al pubblico. Si tratta del manoscritto originale, fino ad oggi sconosciuto, a firma di Eugenio Montale, dell'epigramma «Alla maniera di Filippo De Pisis» che presenta alcune varianti e cancellature per mano del poeta. È una poesia inserita nella prima edizione delle «Occasioni», quella del '39, donata da Montale all'amico pittore tanto stimato e di cui probabilmente invidiava la maestria nel dipingere. In mostra a Mendrisio, accanto alla lettera originale di Montale con l'epigramma, anche la raccolta delle «Occasioni» fitte di annotazioni a matita redatte da De Pisis nel corso degli anni. Il gioco dei doni continua: De Pisis, per ringraziare lo scrittore, dipinge per lui e gli invia «Il beccaccino», un'opera del '32 che ritrae un uccello impagliato e sembra riversare su tela tante delle tematiche espresse nei versi di Eugenio Montale. L'amore per le nature morte, l'attenzione alla natura - De Pisis era un collezionista ossessivo di erbe aromatiche, una delle più celebri poesie di Montale s'intitola «I Iimoni» - e agli oggetti inanimati lasciati sulla spiaggia (i famosi ossi di seppia), la cura per i dettagli e per le atmosfere domestiche sono solo alcuni dei temi che accomunano la produzione artistica, pittorica e letteraria, dei due. A metà degli anni Quaranta il poeta ligure si diletta a dipingere (in una lettera «sfida» De Pisis affermando che sarebbe diventato più famoso di lui con la tavolozza) ma gli esiti, una quarantina dei quali esposti in mostra, non sono certo all'altezza dell'opera dell'amico ferrarese. Poco importa: la mostra a Mendrisio merita la visita e ci riporta a un'atmosfera fuori dal tempo, dove un pittore innamorato degli oggetti divenne amico di un poeta che grazie al correlativo oggettivo trasformò la lirica italiana. Poco distante, ad Ascona, da segnalare la raffinata esposizione «Artisti russi tra Otto e Novecento» (al Museo Comunale d'Arte Moderna fino al 31 luglio): 25 opere provenienti dalla prestigiosa Galleria Tretyakov di Mosca affiancano tre tele giovanili di Marianne Werefkin (1860-1938), talentuosa pittrice russa trapiantata in Canton Ticino, tra le più originali interpreti dell'avanguardia sovietica.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.