Alessia ha 15 anni ed è affetta da una grave disabilità, motoria e cognitiva. Però quando ascolta la musica si emoziona, le piace. Tuttavia per lei andare a teatro non è semplice. Soprattutto quando il teatro è quello per eccellenza, la Scala.
A febbraio, durante un concerto organizzato per le scuole, la sua sedia a rotelle viene piazzata in fondo alla platea, lontano dai compagni di classe, in lieve pendenza. Da lì non si vede nemmeno tanto bene il palco. A sua madre viene pure fatto notare che larrivo della carrozzina non era stato annunciato dalla scuola ai responsabili del teatro e solo «per fortuna» gli spazi riservati ai disabili sono liberi. Una «fortuna» che, a dire il vero, dura poco. A un certo punto dello spettacolo la ragazzina viene infatti invitata ad uscire dalla sala poiché i suoi «vocalizzi» danno fastidio allesecuzione del concerto. Una pugnalata al cuore per la madre che negli anni si è abituata ad arrangiarsi e a ingoiare risposte amare ma che stavolta ha deciso di non tacere, denunciano tutto alla Ledha, la lega per i diritti delle persone con disabilità. I vocalizzi sono lunico modo che Alessia ha per esprimersi e sapere che non sono tollerati dal regolamento del Piermarini è lacerante.
Il caso di Alessia è solo lo spunto per affrontare il problema dei posti per i disabili in sala: secondo la legge dovrebbero essercene almeno due ogni 400 poltroncine e tutti previsti su pavimento orizzontale, non certo in pendenza. Poiché la Scala conta 2mila posti, la Ledha fa notare che per i disabili dovrebbero essercene almeno 24. Tuttavia non è così. «Viene violata la normativa anti barriere - denuncia Gaetano De Luca, avvocato dellassociazione dei disabili - Linadeguata e insufficiente predisposizione dei posti riservati costituisce anche un trattamento sfavorevole».
Dal canto suo la Scala risponde alla Ledha facendo notare che non è un teatro come gli altri. In una lettera firmata dal capo ufficio stampa, Carlo Maria Cella, viene precisato che non sarebbe stato possibile in alcun modo far accomodare Alessia vicino ai compagni di classe poiché «in platea non è possibile alloggiare carrozzine e del resto ciò non avviene in alcun teatro dopera».
Va bene la legge, ma il teatro si trova anche a dover fare i conti con i vincoli imposti dalla Soprintendenza delle Belle Arti e con i limiti strutturali: si tratta pur sempre di un edificio costruito nel 1778. Lo spazio in fondo alla sala riservato ad Alessia risulta quindi lunico possibile. «Eppure - contesta la Ledha - qualche anno fa il teatro ha subito una ristrutturazione totale. È difficile sostenere che in quelloccasione non sia stato possibile realizzare un numero maggiore di posti per i disabili e con un collocamento più idoneo» Insomma, l«alibi» della tutela storica non convince la Ledha, che parla di discriminazione
Riguardo ai vocalizzi fastidiosi della ragazzina durante lo spettacolo, la Scala sostiene che non cè stata alcuna discriminazione ma il regolamento è ferreo e non si possono fare eccezioni per nessuno, nemmeno se si tratta di un disabile: «In un luogo in cui un ascolto concentrato e silenzioso è parte costitutiva dellesperienza, nessun rumore o commento o suono dalla platea può essere ammesso».
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