Dopo il «disagio» di Carugo ora tocca al governatore

Dopo il «disagio» di Carugo ora tocca al governatore

Nicole Minetti? «Un suo passo indietro sarebbe certamente un bel gesto». Così esplicito non era mai stato il governatore Roberto Formigoni che in un’intervista ad Avvenire «licenzia» la consigliera regionale entrata al Pirellone proprio nel listino bloccato del presidente. Scorciatoia che la ha evitato la faticosa ed economicamente parecchio dispendiosa campagna elettorale. Tanto che il consigliere regionale del Pdl Vittorio Pesato ha sostenuto che «la differenza sostanziale tra l’elezione della Minetti e di Cicciolina è la preferenza. La prima è stata nominata, la seconda è stata candidata con l’approvazione del direttivo di un partito e successivamente votata con le preferenze». Come a dire che Cicciolina una sua dignità politica in fondo l’aveva. Un assedio cominciato con l’intervista al Giornale del consigliere ciellino Stefano Carugo che, dopo le intercettazioni pubblicate in questi gironi, vuol cambiare posto per allontanarsi dalla Minetti. Diventata scomoda compagna di banco in aula. Immediata la difesa del coordinatore del Pdl Mario Mantovani che alla radio ha dato a Carugo del «cretino». Meritandosi la promessa di una querela.
Per il resto sulle vacanze ai Caraibi, Formigoni sottolinea di averne fatte due, «in gruppo» e pagate in proprio «spendendo 5mila euro». E aggiunge «oggi non lo rifarei perché con la crisi non lo riterrei appropriato. Ma non ho commesso né reati né peccati. Né mi sono fatto pagare le ferie da altri». Daccò, dice, «non ha avuto alcun trattamento di favore. Non c’è un euro uscito impropriamente dalla Regione». Ma contemporaneamente parte l’attacco di Antonio di Pietro. Che su Repubblica parla di «una responsabilità politica. Quella di aver fatto della Lombardia un centro di potere personale e di una lobby». Invocando l’invio di «un commissario» del governo «per verificare gli errori» commessi sulla sanità. Nota ufficiale di replica.

«Interessante analisi di Antonio Di Pietro sulla sanità lombarda: riconosce che la magistratura non ha nulla da obiettare, è costretto a riconoscere che il sistema è eccellente, non ricorda, ma lo informiamo noi, che non c’è un euro di buco in bilancio e allora per tentare impossibili strade per screditarci invoca l’idea di un commissario che nessuna legge, nessun regolamento, nessun codicillo prevede. Dittatura dipietresca contro Formigoni».

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