Frenata sul «divorzio» Trenitalia-Trenord. Alla vigilia di un vertice decisivo previsto a Milano, interviene il governo, prospettando un «forte impulso» statale al «rinnovo della flotta regionale» e bocciando gli spezzatini.
Dopo neanche due mesi finisce dunque su un binario morto l'annunciata separazione fra la società regionale (Fnm) e quella che fa capo al gruppo Fs. L'operazione era stata decisa a luglio, per invertire un andamento sempre più insoddisfacente del servizio (ritardi e cancellazioni), una volta scartate le altre ipotesi, fra cui l'acquisto di un 1% che avrebbe consentito a Trenitalia di diventare socio di maggioranza in Trenord (attualmente la società è al 50% della Regione tramite Fnm e al 50% di Fs). Era il 10 luglio e dopo un incontro fra il governatore e l'allora amministratore delegato di Fs Renato Mazzoncini era stata prospettata una «gestione separata del servizio», «due imprese distinte per garantire investimenti e migliorare servizio». Un ritorno alla situazione antecedente al 2011, data di nascita di Trenord, nata appunto con una fusione.
La separazione consensuale sembrava cosa fatta. Complessa certo, da studiare, ovviamente, ma decisa. A fine luglio, però, sono arrivati i primi segnali di un ripensamento romano. Una risposta ufficiale e formale di Fs non è mai arrivata. Sono cambiati i vertici della società. E il sottosegretario agli Affari regionali, il milanese Stefano Buffagni, ha fatto intendere che il divorzio non s'ha da fare.
E ieri è stato il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli a intervenire. «Dopo anni di difficoltà, guasti e disservizi enormi - ha detto - Trenord sta per cambiare rotta, anzi binario, è il caso di dire». Ma in che direzione? «Trenitalia, quindi lo Stato - ha annunciato il ministro dei 5 Stelle - darà un forte impulso al rinnovo della flotta regionale. Per questo si sta accelerando sulla consegna di nuovi treni, in modo da abbassare l'età media (che oggi è di 19 anni) dei rotabili in circolazione in Lombardia».
Forte impulso statale, la strade è quella già prospettata per altre questioni - autostrade comprese - e non necessariamente gradita a tutti, mentre resta aperto il dossier dell'autonomia regionale. Su Trenord tuttavia - Fontana lo ha spiegato chiaramente - il Pirellone ha una linea pragmatica: non importa come si arriva al risultato, investimenti e miglioramento del servizio, l'importante è che ci si arrivi. E secondo Buffagni, adesso ci sono le condizioni: «Iniziamo a cambiare indirizzo a Trenord evitando spezzatini e operazioni societari ma interessandoci al miglioramento del servizio pubblico».
Fra le opzioni, ora, c'è una maggioranza azionaria facente capo a Fnm, quindi alla Regione. Il Pirellone potrebbe anche gradire questa soluzione. Si capirà meglio oggi dopo l'incontro di oggi fra Fontana e il nuovo ad di Fs, Gianfranco Battisti. Intanto, Forza Italia ha le idee chiare: «Ascolteremo con attenzione - dice il capogruppo Gianluca Comazzi - fermo restando il nostro parere contrario a eventuali processi di nazionalizzazione». Fi allo Stato chiede investimenti e manutenzione della rete, «per evitare calamità come quella di Pioltello».
Il Pd critica Toninelli: «Le
parole su Facebook lasciano il tempo che trovano, entro un paio di settimane, quando riprenderanno i grandi flussi di pendolari, la situazione sarà ancora più drammatica. Sul destino di Trenord c'è sempre più confusione».
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