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Donna stuprata a domicilio: si indaga tra i garzoni in nero

Nel locale da cui è partita la consegna lavoratori irregolari E così nei guai rischiano di finire anche i titolari della pizzeria

Una donna di 41 anni, single, di professione impiegata, mai un episodio di squilibrio. Ha paura adesso, è sconvolta, com'è normale aspettarsi in qualcuno reduce da una violenza sessuale. Resta il fatto - determinante - che gli inquirenti, almeno per il momento, le credono e considerano «attendibile» la sua versione dei fatti. La storia di Roberta, abusata dal ragazzo che le ha portato la pizza nel suo appartamento di Lambrate, mercoledì sera, per la polizia è quindi un caso di stupro in piena regola. È stato appurato ormai con sicurezza che il titolare della pizzeria d'asporto e il fratello, entrambi egiziani, non c'entrano nulla in questa brutta vicenda, così come i loro dipendenti regolari, due pizza boy italiani. Roberta ha descritto il suo aggressore, l'uomo che le ha consegnato a domicilio il cartone con la pizza, come «un magrebino che parlava perfettamente l'italiano». Tuttavia, secondo quanto emerge dalle indagini, i titolari della pizzeria d'asporto non affiderebbero la consegna delle pizze solo ed esclusivamente ai due italiani regolarmente assunti (e che la sera della violenza sessuale non erano in servizio) ma anche a giovani uomini stranieri che lavorano per loro in nero.

Proprio tra queste figure - delle quali, com'è ovvio aspettarsi (o forse no) i due egiziani contitolari della pizzeria d'asporto non hanno mai parlato quando sono stati convocati al commissariato di Lambrate - si nasconderebbe lo stupratore della povera Roberta. E a questo punto anche i titolari della pizzeria, anche se non direttamente coinvolti nell'aggressione, adesso potrebbero finire nei guai perché, «coprendo» i loro dipendenti non assunti regolarmente, avrebbero dato modo allo stupratore di nascondersi o, comunque di allontanarsi agevolmente. Roberta, tra l'altro, era talmente sconvolta per l'accaduto che ha trovato la forza per rivolgersi agli investigatori del commissariato di Lambrate solo venerdì. Fornendo, seppur del tutto involontariamente, un vantaggio temporale di un giorno e mezzo al suo aggressore.

Naturalmente ci sono violenze e violenze. E gli inquirenti non possono ignorare che alcune aggressioni a sfondo sessuale sono state partorite, seppur con dovizia di particolari inquietanti, solo dalla mente di donne disturbate. Esattamente tre anni fa (era il 26 aprile 2012) una donna italiana 42enne raccontò, sconvolta, di essere stata aggredita e stuprata da uno sconosciuto l'interno del parco di Villa Litta, alla Comasina, in pieno giorno, dopo che aveva accompagnato il figlio a scuola.

Le modalità dell'aggressione erano state feroci e la vicenda aveva suscitato sdegno e timore, riaprendo inevitabilmente la discussione sull'emergenza sicurezza in città.

Nonostante tutti gli accertamenti disposti, però, gli investigatori non trovarono mai conferme a quanto spiegato dal racconto - a tratti lacunoso e poco credibile - della donna. Così, nel dicembre dello stesso anno, la magistratura ha archiviato tutto.

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