E anche sull'Europa Maroni si smarca: vota sì mentre il Carroccio esce dall'aula

Ok al documento. I centristi: «Bene, la Lombardia non cede al populismo»

La spaccatura è servita: europeisti da una parte, sovranisti dall'altra. La risoluzione 88, dedicata a programmi e politiche europee, alla fine passa. E alla fine della sessione europea del Consiglio regionale il documento è passato, come previsto, con una maggioranza diversa rispetto a quella che regge il Pirellone. La novità, rispetto alle attese, è il voto del presidente della Regione, Roberto Maroni, che si è schierato con i favorevoli (Forza Italia, centristi di Lombardia popolare e Pd) e in dissenso rispetto al suo partito, la Lega, pur chiedendo un'Europa diversa: «Così com'è non funziona» - ha detto, invocando l'Europa «delle Regioni, dei popoli, delle autonomie locali e della sussidiarietà».

Il tema Europa, dunque, vede riprodursi lo stesso schema che si è visto all'opera sul caso Ema, l'agenzia del farmaco che Maroni vorrebbe ospitare provvisoriamente al Pirellone (e la Lega no). Sull'euro, dunque, in Regione c'è una maggioranza diversa da quella sancita e premiata alle elezioni: una grande coalizione con Maroni e senza la Lega. Il gruppo del Carroccio, con il presidente Massimiliano Romeo, aveva presentato dodici emendamenti, tutti sostanziali. E non si è accontentato della approvazione di quattro modifiche, sulle radici cristiane dell'Europa, il superamento delle sanzioni alla Russia, la direttiva Bolkestein e il trasferimento a Milano dell'Autorità bancaria europea. «Restano numerose le proposte leghiste bocciate dall'aula» ha spiegato, citando «le miliardarie sovvenzioni al regime di Erdogan e il no alla Turchia in Europa», il contrasto al terrorismo islamico, l'immigrazione senza regole, una exit-strategy dalla moneta unica e la revisione del trattato di Schengen. «Slogan e luoghi comuni contro l'Europa» ha commentato il capogruppo dell'ex Ncd Angelo Capelli. Ma esultano tutti gli europeisti di Lombardia popolare: «Particolarmente significativo il voto a favore del presidente Maroni, segno che la Lombardia non cede alla deriva populista, masi mantiene fedele alla propria tradizione» ha detto il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo (Lp). «La Lombardia - ha detto - ha bisogno dell'Europa».

I rapporti fra Maroni e il suo partito toccano il punto più basso, su un tema politico per antonomasia. Il caso Ema-europa conferma l'esistenza di due sensibilità diverse dentro la Lega. Ma è pur vero che Maroni, oggi, appare il punto di equilibrio in grado di tenere insieme le varei anime del centrodestra lombardo.

AlGia

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