Ecco l'"autunno caldo" di Milano

Tariffe, trasporti, case popolari, luoghi di culto. L'agenda di Comune e Regione

Ecco l'"autunno caldo" di Milano

(Anche) i politici vanno in vacanza, ma la politica non si ferma mai, anche perché i problemi dei cittadini non vanno in vacanza. A giorni riprenderà l'attività di Palazzo Marino e del Pirellone, oltre che le sedute del Consiglio comunale e di quello regionale (lasciamo perdere l'oggetto misterioso Città metropolitana). All'ordine del giorno, ovviamente, ci sono questioni cruciali, dai trasporti ferroviari alla viabilità cittadina, dalle occupazioni nelle case popolari alla sicurezza e vivibilità delle periferie. E in agenda ci sono scelte storiche per Milano, come quelle su Olimpiadi e moschee. Vediamole.

Sul piano moschee il sindaco rischia

Il Piano delle attrezzature religiose è stato presentato a giugno dal Comune e fra settembre e ottobre si appresta ad andare in giunta e in Consiglio. Dentro ci sono almeno sei moschee (quattro da sanare e due da realizzare ex novo). Sono arrivati i pareri. Negativi quelli dei Municipi di centrodestra: 2, 4, 5, 7 e 9. La Regione non è entusiasta, ma il suo esame del Piano sarà solo tecnico (anche se il Comune teme uno «sgambetto»). Il sindaco, Beppe Sala, sembra crederci davvero a una (o più) moschee milanesi. L'opposizione è contraria: Forza Italia non vuole minareti in via Padova e in via Novara e anche Fdi è pronta al referendum. La Lega aspetta i «paletti» promessi dal governo nel «contratto».

Rebus treni regionali Presto nuovo vertice

La questione dei treni regionali-Trenord è la più spinosa fra quelle in mano al nuovo governo del Pirellone. Lo sperimentano ogni giorno i pendolari e lo sa bene il presidente, Attilio Fontana, tanto da averlo ammesso solo un paio di mesi fa: «Mi vergogno, invertiremo la rotta». La soluzione delineata prima della sosta era un divorzio fra Fs e Fnm (attualmente socie paritarie al 50%), con la creazione di nuove società, una delle quali regionale. Negli ultimi giorni qualcuno ha prospettato una clamorosa retromarcia. In realtà, oggi, tutte le ipotesi sono sul tavolo, compresa quella (inizialmente delineata) di una maggioranza azionaria di Fnm. A giorni un vertice Regione-Fs chiarirà tutto.

Ossessione periferia è diventato un incubo

Le periferie sono la croce del Pd, dopo essere state la delizia della sinistra. L'elettorato ha cambiato pelle e se un tempo il centrodestra aveva in Zona 1 la sua roccaforte, adesso è nei quartieri popolari che spopola, mentre i Democratici plasmati da Matteo Renzi si salvano a Milano solo grazie al voto del centro, più benestante. Si è visto alle Comunali, poi nel referendum e infine alle Regionali. Letti i risultati del 2016, il sindaco Beppe Sala aveva detto che le periferie sarebbero state la sua ossessione. La prima giunta in effetti si riunì simbolicamente al Giambellino. Finora, fatta salva qualche iniziativa simbolica, si è visto poco. Senza sicurezza, e senza investimenti, non si vedrà niente neanche in futuro.

Occupazioni abusive una piaga da curare

L'abusivismo è una piaga, che genera criminalità e degrado. Per dare un'idea: in via Eugenio Quarti su 450 appartamenti ben 162 sono occupati abusivamente, in via Bolla 80 e in via Gola 112. A San Siro la situazione è inquietante. Per Aler ristabilire un quadro di legalità è fondamentale, ma Mm, in termini percentuali, ha addirittura più occupazioni. La Regione ha dichiarato guerra agli abusivi. «Abbiamo chiesto interventi eccezionali per lo sgombero contemporaneo di più palazzi» ha detto l'assessore Stefano Bolognini. L'idea è partire a settembre con sgomberi «per blocchi», usando «rinforzi»: altri agenti messi in campo dal governo e temporaneamente dirottati su Milano.

I rincari decisi su Atm irritano anche il Pd

Mentre si appresta a fermare praticamente decine di migliaia di veicoli, il Comune ha deciso di aumentare di un ulteriore 25% i biglietti di Atm. L'obiettivo è fare cassa. Da gennaio (o forse da marzo) il ticket salirà a 2 euro (anche se il tutto sarà accompagnato da un allargamento dell'area urbana). Forza Italia ha annunciato, per la ripresa dell'attività istituzionale, una battaglia «molto pesante», sull'area B, «approfondendone anche gli aspetti giuridici». Ma anche nel Pd il nuovo rincaro (siamo al 100% in 7 anni) non è ben visto. Secondo Affaritaliani, il sindaco è stato costretto a mediare, puntando sugli abbonamenti che restano bloccati e sugli sconti riservati ai residenti e legati al reddito.

La città vuole i Giochi ma da «protagonista»

Pasticcio olimpico. Candidare tre città per non scontentare nessuno e quindi scontentare tutti. Il Coni decide che sarà la candidatura unitaria Milano-Torino-Cortina quella da sostenere per le olimpiadi invernali 2026. Tutte sullo stesso piano senza che si possa dire che i Giochi 2026 ( semmai l'Italia dovesse spuntarla) saranno quelli di Milano, di Cortina o di Torino. Ma per Giuseppe Sala così non va: ribadisce la necessità di una chiara identificazione della governance e Milano fa un bel passo di lato pronta ad offrire i suoi impianti ma non ad organizzare. Anche se «La governance dei Giochi- spiega il presdiente del Coni Malagò- Sarà decisa solo quando si arriverà ad una candidatura ufficiale». Ma basterà a calmare le acque?

Sulla qualità dell'aria le ricette sono due

Adesso nessuno sembra pensarci, ma con traffico e accensione delle caldaie si riproporrà il tema delle polveri sottili. Il Comune ha varato Area B, che fermerà dal lunedì al venerdì dalle 7 e 30 alle 19 e 30 i veicoli Euro 0, 1, 2 e 3, i tir e i ciclomotori e motoveicoli Euro 0 ed Euro 1 a due tempi, lasciando fuori dal 72% del territorio milanese 108.600 veicoli immatricolati in città. La Regione si è detta contraria alla politica dei vincoli, pur confermando la qualità dell'aria come priorità. «Preferiamo gli incentivi» ha detto l'assessore regionale all'Ambiente Raffaele Cattaneo. Tre i settori di intervento del Piano regionale: riscaldamento domestico, attività agricole e infine traffico veicolare.

Ora la Pedemontana deve essere conclusa

Pedemontana è un nodo importante. Anche politico. Sulle grandi opere il governo Lega-5 Stelle ha rischiato di non nascere: troppa la distanza fra la Lega, vicina ai ceti produttivi del Nord, e i 5 Stelle, che sono legati a un'idea di «decrescita» che comporta il «no» praticamente a tutto. Forza Italia chiede di andare avanti. Il governatore, Attilio Fontana ha ribadito che il completamento di Pedemontana per lui è una priorità.

A giugno, col voto contrario dei grillini, è stata votata la mozione in cui si impegna la Giunta regionale a definire e concordare con il Governo i tempi e le modalità organizzative e finanziarie con le quali si intende garantire la realizzazione di Pedemontana.

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