Emozione e pianti a San Vittore

Vip e detenuti insieme alla proiezione: «La musica è molto dolce»

Elena Gaiardoni

Non poteva non volare a San Vittore la piccina Butterfly, la bimba giapponese di 15 anni ingannata da un amore «extracomunitario» al contrario, vittima di un femminicidio. Ancora una volta si ripete la calda malia della prima della Scala nella rotonda della casa circondariale di Milano, dove si affacciano i sei raggi, stoppati da sbarre chiare. Cinquanta i carcerati maschi, solo sei le donne recluse, perché quest'anno l'ordine da Roma che solo i detenuti con pena definitiva potevano presenziare all'opera è stato più tassativo.

Sempre numerosi gli invitati, dal sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri al presidente della corte di Cassazione Giovanni Canzio, da Paola Balducci del Consiglio superiore della magistratura a Marina Tavassi, presidente della corte d'Appello milanese, dall'ex sindaco Giuliano Pisapia all'assessore alle Politiche del lavoro Cristina Tajani, dallo scrittore Gianrico Carofiglio al critico Philippe Daverio. E ancora: Alessandra Kustermann, che dirige la clinica ginecologica della clinica Mangiagalli, Licia Roselli, premiata proprio ieri con un attestato di benemerenza agli Ambrogini d'Oro per 25 anni di volontariato a San Vittore, l'architetto Italo Rota, Raffaella Gai della «Vidas», Elisabetta Strada, presidente del gruppo consiliare Beppe Sala Sindaco Noi.

Gli onori di casa espressi dalla direttrice di San Vittore, Gloria Manzelli, dalla presidente di Quartieri Tranquilli, Lina Sotis, donne tra le tante donne che stanno costruendo un nuovo carcere, più dimora fissa e meno fossa di pena, quali Renata Discacciati, che cura la redazione della rivista Oltre gli Occhi. Le luci si abbassano. Dopo le note dell'Inno di Mameli, che mette tutti in piedi, alcuni detenuti lo cantano, inizia la musica di Puccini e Daverio sussurra: «Su queste note si sono formate tutte le colonne sonore dei film americani degli anni '40. Puccini è molto più moderno di quello che pensano tutti coloro che lo canticchiano in casa. Un allestimento divertente direi, dopo un inizio in bianco da clinica psichiatrica».

Attenti i detenuti. Alcuni di loro non conoscono la storia e si rivelano nell'orecchio: «La musica è molto dolce, speriamo che la storia non vada a finire male. Lei è una bambina, troppo giovane per essere ingannata. Sarebbe un vero delitto». In molti si guardano bene dallo svelare il finale.

The caldo e dolci alla fine del primo tempo. Alla fine del dramma: risotto alla milanese cucinato dalle detenute, vini Frescobaldi, pane di Princi, clementine della Coldiretti. E l'arrivo del prefetto Alessandro Marangoni con Angelo Moratti. Cinquecento chili di clementine. Un cestino di clementine di Sibari è stato donato a tutti i detenuti da Quartieri Tranquilli.

Forti gli applausi e anche qualche lacrima, perché «anche se l'opera non può non essere kitsch, altrimenti non sarebbe opera» ha sottolineato Daverio, Madama Butterfly è un bozzolo di tenero incanto mai nato di fronte alla volpe di un marinaio americano, che fa come tutti i marinai del mondo. Tutte eroine d'amore in questi anni alle prime di San Vittore. Carmen, Traviata e ora Butterfly, forse a dire proprio dal carcere: basta con i femminicidi in opera!

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