Sono 60 i centri lombardi in cui sarà possibile la fecondazione artificiale eterologa. E le richieste sono già circa 6mila all'anno. Presto anche in Lombardia sarà possibile accedere negli ospedali alla fecondazione assistita eterologa, e non più solo omologa: a consentirlo una delibera della giunta regionale che venerdì prossimo recepirà il testo condiviso dalle Regioni. Lo hanno annunciato il presidente della Regione, Roberto Maroni, e l'assessore alla Sanità, Mario Mantovani, durante una conferenza stampa a Palazzo Lombardia.
Come è noto, la fecondazione artificiale omologa avviene con seme e ovuli della coppia che ne fa richiesta. Nella fecondazione artificiale eterologa il seme oppure l'ovulo arrivano da una persona esterna alla coppia, attraverso la cosiddetta ovodonazione.
In Lombardia ci sono ancora molte questioni da risolvere, a partire dal più prosaico degli interrogativi: chi paga? Subito seguito dalla seconda domanda: quanto costa? È Maroni a illustrare tutte le perplessità. «È stato raggiunto un accordo nella conferenza delle Regioni, ci sono ancora alcuni dettagli non trascurabili da definire - ha spiegato il presidente della Regione - ad esempio chi paga, non essendo la fecondazione eterologa compresa nei Lea».
I Lea sono i Livelli essenziali d'assistenza, quelli per cui sono previsti gli stanziamenti pubblici. Non è ancora chiaro se si pagherà un ticket oppure no e se sì, di quale entità sarà il contributo a carico dei cittadini e ancora se sarà proporzionale al reddito. «È un problema che risolveremo nei prossimi giorni. Voglio un'intesa con le Regioni - ha aggiunto Maroni - per evitare disparità di trattamento. L'idea è appunto quella di portare venerdì' prossimo in giunta una delibera che consentirà anche in Lombardia, con certezza di costi, la fecondazione eterologa così come definita nell'accordo con le Regioni».
L'assessore alla Salute, Mario Mantovani critica ancora l'assenza di un testo nazionale e chiede una legge. «Con il testo approvato da tutti i governatori abbiamo sostituito la latitanza di governo e Parlamento in maniera egregia. È stata una cosa laboriosa ma ora in tutte le Regioni ci sarà un'unica modalità da seguire e la settimana prossima con la delibera che sarà portata in giunta ci adegueremo al testo concordato». Mantovani anche nei giorni scorsi aveva sottolineato il ruolo della Lombardia nell'accordo raggiunto: «Abbiamo limato molto e trovato una buona intesa. La Lombardia ha visto salvaguardati alcuni principi fondamentali: la possibilità della fecondazione eterologa per coppie uomo- donna, l'anonimato dei donatori, il divieto di selezione genetica: sui temi della vita non possiamo certo accettare discrezionalità o giudizi in base al colore degli occhi o dei capelli. Per noi rimane comunque centrale il valore e il senso della genitorialità che intendiamo affermare e difendere».
I sessanta centri lombardi rappresentano il 20 per cento del totale nazionale. Venti sono pubblici, 9 privati convenzionati e 31 privati.
È chiaro che si tratta di un business considerevole e le pressioni perché parta prima possibile sono moltissime. Toscana, Liguria ed Emilia Romagna hanno dato il via. Le altre Regioni, tra le quali proprio la Lombardia, attendono un quadro complessivo più chiaro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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