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Ex alberghi e case Aler L'occupazione continua di collettivi e anarchici

Centri sociali in un hotel di via Meravigli Così l'abusivismo è diventato una strategia

Lunedì ricorre il dodicesimo anniversario della morte di «Dax», Davide Cesare, aggredito e ucciso a 22 anni al Ticinese, in via Brioschi, accanto al centro sociale autogestito O.R.So. (Officina di Resistenza Sociale), di cui era frequentatore. I giovani manifestanti ieri in corteo lo hanno nominato più volte. E nonostante in questura finora non sia arrivata nessuna richiesta formale per una qualsiasi iniziativa, visto quanto accaduto ieri, si teme che i momenti di tensione da qui a Expo siano ormai pane quotidiano.

Ci mancava poi l'ennesima occupazione dei ragazzi dei collettivi universitari. Presentatisi sotto una nuova sigla che di casuale non ha nulla - «The Take» («la presa») - ieri hanno occupato lo stabile all'angolo tra via Meravigli e via Camperio. Un albergo ormai in disuso trasformatosi, nel tipico linguaggio dei collettivi, nel «nuovo spazio temporaneo liberato a pochi metri dalla borsa e dal cuore della finanza», come recitava ieri con evidente fierezza il volantino diffuso per strada. Come a voler dire: vedete un po' fino a dove siamo arrivati.

L'occupazione, del resto, è stata gestita con un tempismo e un'organicità che destano seri sospetti su una possibile «soffiata» ai ragazzi di qualcuno che ben conosce i palazzi vuoti: subito dopo la fine della manifestazione i giovani dei collettivi si sono catapultati infatti dall'altra parte di Milano per sorprendere le forze dell'ordine e insediarsi. All'azione abusiva è stato dato anche un nome: «Take the city, l'arrembaggio della città vetrina». Ed erano già belle che stampati i volantini che annunciavano un'assemblea per le 14, un «hip hop writing per Dax» per le 16, seguiti da un dibattito «Jobs Act» e volontariato a partire dalle 19. Il tutto coronato da una serata «free», aperta a tutti. Dopo di che - a due passi da via Dante, da piazza Cordusio, ma anche dal Duomo e dal castello Sforzesco, via con la musica a palla, frastuono, viavai per strada.

Dopo le villette liberty di piazza Ferravilla, seguite dalla vecchia sede dell'istituto di arti grafiche in piazza Occhialini, sempre a Città Studi, «il Lambretta» e «il Cantiere» si erano insediati in una palazzina in piazza Stuparich in zona Fiera, quindi nello stabile di via Cornalia 6, all'Isola, tanto per citarne alcune.

Anche «Macao» - che appartiene più meno alla stessa area delle teste calde seppur con una variante di tipo artistico - si è dato da fare e non poco. Prima la torre Galfa, quindi l'ex vivaio in zona Fiera, per passare poi nell'ex macello di viale Molise, senza tralasciare il cinema Manzoni.

E se a queste occupazioni abusive aggiungiamo quelle di area anarchica, dello Zam o di Soy Mendel, l'elenco si arricchisce di blitz, cortei, manifestazioni, iniziative di ogni genere con relativo impegno delle forze dell'ordine costrette far intervenire gruppi sempre più nutriti di personale per evitare il peggio e arginare gli sconfinamenti, con estenuanti trattative sui percorsi e sulla durata dei

cortei che dilaniano la città. Il Comune ora ha offerto degli stabili dismessi in via Zama al Leoncavallo per lasciare libera la sede di via Watteau, a Greco. E tutti stiamo a guardare come se fosse una medaglia al merito.

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