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Farmacisti sfiniti e in lacrime. "In prima linea e contagiati"

Schermi di plexiglass, serrande abbassate per sicurezza Mandelli: "Grande lavoro, negli ospedali e fra la gente"

Farmacisti sfiniti e in lacrime. "In prima linea e contagiati"

Esausti, impauriti, a volte purtroppo anche contagiati. Nella prima linea dell'emergenza Coronavirus, un posto speciale spetta alla battaglia quotidiana dei farmacisti, letteralmente sfiniti, a volte in lacrime. «È chiaro che non ringrazieremo mai abbastanza medici e infermieri - dice Andrea Mandelli, brianzolo, presidente nazionale della Federazione degli Ordini dei farmacisti, oltre che senatore - ma non va dimenticato il grande lavoro di tutti i farmacisti, sempre presenti, con un orario dilatato, sempre pronti ad affrontare ogni preoccupazione, ogni domanda dei clienti che deve trovare risposta. So quel che dico, e so quel che tutti stanno facendo». Mandelli sa quel dice, anche perché, oltre al suo lavoro da senatore (di Forza Italia) e da presidente della categoria, lui stesso è ancora in prima linea, con la sua farmacia di Monza. «Mi sembra un dovere farlo e sono orgoglioso di esserci, come tutti i colleghi. Tutti i farmacisti stanno facendo un lavoro importante. E non dimentichiamoci dei farmacisti ospedalieri, impegnati nel grande compito di seguire i pazienti sotto il profilo farmacologico. Poi la gente ha paura, le persone hanno bisogno di conforto, di qualcuno che le difenda anche dalle bufale che suscitano un grande stato d'ansia, un effetto collaterale da non sottovalutare». E la paura, ormai, non è un'esclusiva dei clienti, purtroppo. Si registrano anche farmacie chiuse, a causa del contagio. Tre o quattro in provincia di Bergamo, e almeno otto professionisti a loro volta contagiati (il numero esatto non lo possiedono neanche le organizzazioni di categoria, che non è detto siano state informate da tutti). È una situazione di eccezionale gravità, i colleghi sono molto provati - racconta Gianni Petrosillo, presidente di Federfarma Bergamo - E io sento addosso tutta la responsabilità, cerco di incoraggiarli, di sostenerli».

Tutti chiedono mascherine, che non si trovano. Ieri il titolare di una farmacia a Milano ha scoperto una truffa. Aveva fatto un ordine online da 10mila pezzi, pagando 10mila euro: quando sono arrivate le scatole erano piene di stracci. È un'emergenza. «Non ce ne sono - aggiunge Petrosillo - abbiamo ordinato dei set minimi per l'uso interno, ma non bastano. Se arrivassero dalla Protezione civile o dalla Regione, non sarebbe male». La Lombardia, come altre Regioni, ha concesso la facoltà di operare a battente chiuso, con le serrande abbassate. «Duplice scopo - spiega Mandelli - difendere i professionisti della salute ma anche la gente che si riversava in farmacia, a volte tanta gente da risultare pericoloso. Piemonte, Puglia e Lazio hanno seguito questa idea e chi vuole può adottare questo sistema. Come Federazione abbiamo anche stimolato le aziende a mettere dei vetri in plexiglas. I problemi sono molti, ma al momento non si registra quello dell'approvigionamemto. Non facciamo allarmismo - dice Mandelli - paracetamolo ce n'è tanto.

Un problema che esiste, invece, è quello dell'ossigeno. So di una farmacia che ha avuto una richiesta per 18 bombole e non è riuscita a soddisfarla - spiega Petrosillo - Questo della carenza dell'ossigeno per uso domiciliare è un problema veramente grave. Noi, in tempi normali, davamo solo ossigeno gassoso, con le bombole, in quantità tarate su quel fabbisogno. Ora si parla di una domanda che è 50, o 100 volte superiore. Stiamo cercando di sopperire ma non è facile, lo abbiamo fatto prima con l'ossigeno liquido, che era riservato ai cronici, e adesso stiamo cercando altre due soluzioni. La prima è la possibilità utilizzare dei concentratori di ossigeno, che si attaccano alla rete elettrica ed erogano ossigeno molto simile ai bomboloni.

Ultima possibilità: bombole delle farmacie che non potevano più essere usate per ragioni normative - una determina dell'agenzia del farmaco che ne aveva vietato l'uso - mentre ora possono essere usate a patto che siano sanificate e controllate, sempre se ci sono ancora. Si parla di 100mila pezzi in Italia, facendo una stima. Chi le avesse ancora, può usarle. È un parco bombole che potrebbe soddisfare la richiesta, almeno per un po'».

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