Film, musica e spot che fanno ricchi

A Milano e nella regione si è girato di tutto: ospitare nuovi set è un business che attira turismo

Sembrava un orco. Uscito da chissà quale favola. Ma aveva occhi da buono. Come le sue pecorelle. E, addosso, una canotta logora. Il Renato era un tipo così. L'ultimo. L'ultimo pastore in una metropoli che ha perso la sua identità agreste. Lui, il Renato, non si è arreso. Lo chiamano progresso. E quelli come lui, li ha spazzati via tutti. Tranne questo pezzo d'uomo, grassoccio, con la barba. E il bastone, anche se non è anziano. Un giorno del 2012 prese il suo gregge e lo portò in piazza Duomo. Perché i bambini di oggi, con lo sguardo incollato al cellulare, dovevano vedere gli occhi di una pecora. E nessuno glieli aveva mai mostrati.

Era un film e sembrava una fiaba. Il cinema italiano vive di questi afflati. Talvolta. Poesia per immagini. Passa e va. Sparisce. Si dissolve. Come gli ovini del Renato che nessuno ricorda più. Come quegli anni così vicini. Così lontani. Scomparsi. Come le pellicole. Proibite. Oggi si gira in digitale. Milano e, in generale, tutta la regione valgono bene un ciak. Centinaia di ciak. Nel 2015 se ne sono contati oltre 250 e, secondo Lombardia film commission, hanno creato un indotto di 11 milioni e mezzo.

Un trend in salita. Nel 2011 i titoli furono 90 e valsero 4 milioni e mezzo. Al 2016, l'ufficio del Pirellone che facilita la vita ai produttori chiede di «superare il tetto delle 300 opere e arrivare a 14 milioni». Non solo film, beninteso. Quelli che parlano bene li chiamano audiovisivi. Tutto ciò che fa immagine, insomma. Perché c'è la fiction-tv. La musica. Declinata per videoclip. E la pubblicità. Ma si parte sempre da un set. Un regista. Attori. E un ciak.

A farla da padrone è il cinema. Perché qui si girano lavori di qualità, anche se in pochi se ne accorgono. E molte sequenze non vanno lontano. Come L'ultimo pastore, la storia del Renato. O Antonia, sentimenti in versi. Vita di una poetessa, Antonia Pozzi, nata e cresciuta in via Mascheroni. Morta suicida a 26 anni. La ricorda una via al Portello. Piccola come la sua stella. Brillante. Anche se il film, uscito a febbraio, è scivolato alla chetichella al Mexico. Focolare di sensibilità. Antonia, ignorata dal grande pubblico e dai multisala. Come in vita. E Alaska, che è il nome di un locale notturno di Elio Germano. Non una regione del Nord America.

L'elenco potrebbe continuare perfino con il romanissimo Pecore in erba, che ha avuto parentesi di lavorazione sotto la Madonnina. E La ragazza Carla, destinato alla tv. Per celebrare Elio Pagliarani attraverso il suo poemetto più noto. Non solo Milano. Non solo Italia. Dieci i lungometraggi stranieri targati India, Cina, Giappone, Marocco e Stati Uniti. In fin dei conti Ocean's twelve è nato in Lombardia. Lago di Como. Altri nemmeno saranno tradotti. Volti della città che non vedremo mai.

Al contrario di quelli che ci scorrono sotto gli occhi nella pubblicità. Quattroruote vi ha disegnato copertine. Fastweb ha liberato decine di palloncini gialli davanti al Duomo e sui Navigli. Unicredit ha ripreso i grattacieli davanti a Porta Garibaldi per il suo Appathon. Piazza Gae Aulenti, così giovane e così nuova, è l'angolo più fotogenico della città. Fa l'occhiolino dal videoclip dei Nomadi per la canzone Non c'è nulla da perdere. Chiaroscuri macchiati con l'oggi di uno storico gruppo che si stemperano nel colore brumoso di un Biagio Antonacci, autista del suo cane, a zonzo per la sua città. Segreti notturni che avvolgono. Pungono. E sanno di luci gialle ovattate. Ci stai. Forme di seduzione. Diverse dalla pochezza di Rocco Hunt che si fa riprendere in Darsena da Maccio Capatonda per Signor Hunt, brano surreale di finti ciechi e rapinatori col pancione, riabilitati da un superman fatto in casa. E suonato come le sue vittime. Antonacci vanta un regista d'eccezione nel collega Federico Zampaglione, di mestiere frontman dei Tiromancino e signor Gerini.

Nessuno andrà a bordo canale per provare l'emozione di calpestare le orme di un comico di serie zeta, tuttavia «il cineturismo dimostra che per ogni euro investito nella promozione, la zona ne ottiene fino a venti e ogni settimana di lavoro ha una ricaduta pari a 300mila euro» spiega il presidente di Lombardia film commission, Alberto Di Rubba. E ora si sta pensando di riattivare Campo di fiori, lugubre grand hotel sopra Varese dove Dario Argento avrebbe in cantiere Suspiria 2. È l'effetto Elisa di Rivombrosa. Uno studio della Bicocca ha calcolato che il castello di Agliè in Piemonte, dove il film-tv fu girato, è passato da ottomila visite nel 2003 a 92mila dell'anno successivo.

Arrivando fino a noi, dalla Norvegia fanno sapere che il loro migliore spot è stato Quo vado? di Checco Zalone. Pupi Avati invece non è solo Un ragazzo d'oro, ma un documentarista illustre e ha raccontato la storia del '900 italiano in un viaggio in treno. Questione di memoria. E di memorie. Non di età.

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