La quotazione di Sea è prevista per il 6 dicembre e fra una settimana sarà ufficializzato il valore delle quote. Il presidente Giuseppe Bonomi parla di «fortissimi interessi da parte degli investitori istituzionali» e la società approva un nuovo finanziamento per 130 milioni di euro. Ma proprio ora saltano fuori vecchi rancori tra i soci. La battaglia si consuma in uno scambio di lettere tutt'altro che concilianti che potrebbero perfino mettere a rischio l'operazione Piazza Affari.
F2i (che detiene il 29,7% delle quote della società) scrive al city manager del Comune Davide Corritore e invia la stessa lettera, per conoscenza, alla Consob. «I patti parasociali con il Comune di Milano - si legge nella lettera - non possono essere intesi quali obblighi incondizionati ad accettare o subire una quotazione di Sea effettuata a qualsiasi condizione e in qualsiasi contesto». Insomma, se le condizioni di mercato non sono favorevoli alla quotazione, perché procedere comunque? f2i si dice disponibile «a partecipare a un nuovo incontro tra soci aderenti al patto parasociale». La posizione del gruppo è chiara: i dati del traffico aereo degli ultimi due mesi di Linate e Malpensa (che presentano una significativa riduzione dei voli) e quelli sui tempi di riscossione dei crediti nei confronti delle compagnie aeree non sono «generici» così come li ha bollati il Comune di Milano. Anzi, il fondo guidato da Vito Gamberale ritiene che sia «nell'interesse della società e dei suoi soci tenerli in debito conto, onde evitare che la quotazione di Sea si risolva in un danno per la società stessa e i suoi soci».
La lettera è scritta con prudenza dallo staff degli avvocati, ma si tratta di accuse pesanti ai vertici della Sea. F2i infine bolla come «pure illazioni» le ipotesi secondo le quali sarebbe interessato a rilevare il 14,56% della Sea in mano ad Asam (holding della Provincia di Milano). Un'operazione che, nel caso si realizzasse, farebbe saltare l'ipo (offerta pubblica iniziale) a cui invece Asam, secondo i piani, dovrà conferire la propria quota come soggetto venditore. Di tutta risposta il Comune replica invitando a «rispettare i patti che vincolano f2i a collaborare con il Comune nella riuscita della quotazione». Di fatto, Palazzo Marino è interessato alla Borsa. f2i no, e non è mai stato un segreto. O almeno, non lo è alle condizione che sembrano delinearsi, non ci guadagnerebbe granché. Mica dettagli. Per chiarire la questione il capogruppo comunale del Pdl Carlo Masseroli chiede al presidente Basilio Rizzo di convocare al più presto un consiglio comunale. «Il Comune - accusa - è riuscito a disfare una società che era eccezionale. Le lotte provinciali tra pubblico e privato non fanno altro che mettere in cattiva luce la società». Ma, andando a ben vedere, il peccato originale risale a mesi fa, quando è stato sancito il matrimonio tra pubblico e privato, cioè tra Comune e f2i, soci con nature e interessi ben diversi. Nodi che ora vengono al pettine.
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